Un villino per farci un B&b e 12 mila euro. È il prezzo del disco verde della Prefettura per aprire un centro accoglienza per immigrati alle porte di Lamezia. A pagare è stato l’imprenditore Salvatore Lucchino, a intascare la funzionaria prefettizia Nerina Renda. Fra i due, nonostante vent’anni di differenza, lui 73 lei 53 anni, è nata anche una relazione sentimentale. Ora si trovano accusati di corruzione e agli arresti domiciliari.
L’accusa contro i due lametini è sostenuta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dal suo vice Giovanni Bombardieri e dal sostituto Paolo Petrolo, che hanno diretto le indagini della Squadra mobile catanzarese. Il Gip Carlo Saverio Ferraro ha firmato l’ordine di cattura.
Il centro per immigrati si trovava a Feroleto Antico, sulla strada che porta a Lamezia. Dopo diversi mesi d’attività ha chiuso battenti l’anno scorso. Ad investire il capitale è stato Salvatore Lucchino, lametino come Nerina Renda. Tra i due è nata subito un’intesa non solo d’affari. Secondo l’accusa i locali per accogliere gli extracomunitari non erano idonei, ma l’ispezione guidata dalla funzionaria della Prefettura di Catanzaro è stata positiva. «Finalità private nella sua funzione pubblica», sostiene la procura catanzarese.
Gianal e Mappamondo le imprese di Lucchino che si sono aggiudicate due appalti consecutivi. Per ogni ospite 35 euro al giorno, più di mille euro al mese. Sbaragliati tutti gli altri concorrenti perchè le aziende lametine riuscivano ad ottenere sempre i punteggi più alti nelle graduatorie.
Ma qualcosa non quadrava in tutto questo. Tra l’altro diverse volte sono scoppiati disordini nell’immobile di Feroleto, non molto grande e a due piani. Sono partite le indagini della polizia, i telefonini dei sospettati messi sotto controllo.
Il 15 gennaio dell’anno scorso Nerina Renda ha chiamato la figlia Stefania per riferirle di un suo recente dialogo con il suo compagno Lucchino, che le aveva detto: «Io ti amo... proprio perchè ti amo quello che ho promesso lo mantengo... non appena mi arrivano i soldi vi pago tutte le spese per aprire il B&b a Stefania... la villetta la faccio io stesso e la intesto a te». Questi erano i patti fra i due amanti. Dalle ricerche al catasto è emerso che l’immobile è stato venduto dalla società Nuova Tecnologia, amministratore unico Salvatore Lucchino, alla Renda per soli 2 mila euro. «Vendita essenzialmente simulata» secondo gli inquirenti.
Nel settembre 2015 la pacchia finisce. Al centro Gianal di Feroleto è andata una commissione prefettizia ma la Renda non c’era. Hanno trovato lo sfacelo: impianti elettrici fuori norma, cucine da campo collegate a bombole gpl, impianto antincendio inesistente, nessuna illuminazione d’emergenza, condizioni igieniche precarie e assenza completa del servizio lavanderia. La funzionaria prefettizia però non s’è arresa ed ha chiesto informazioni sulle pratiche ad un collega dell’ufficio. Per la sua relazione con l’imprenditore Renda è stata trasferita in un altro settore della Prefettura di Catanzaro, si voleva evitare il conflitto d’interessi. La coppia lametina ha pure provato a nominare una responsabile del centro d’accoglienza, ma il lavoro di copertura non è servito. L’imbroglio è venuto a galla. Da ieri lei e lui ai domiciliari, ed il villino sequestrato.
Gioco di coppia
Nerina Renda, 53 anni, e Salvatore Lucchino di 73. Lei funzionaria alla Prefettura di Catanzaro, lui imprenditore. Tutti e due di Lamezia Terme. Sono loro secondo gli inquirenti i due protagonisti di una vicenda d’affari con risvolti sentimentali.
All’imprenditore la convenzione per aprire un centro immigrati vicino a Lamezia, alla dipendente pubblica 12 mila euro e un villino a Feroleto Antico.
L’accusa: la funzionaria dell’ufficio immigrazione in Prefettura ha fatto apparire idonea la struttura per l’accoglienza, ed il suo compagno l’ha ricompensata.
Da ieri i due si trovano agli arresti domiciliari e imputati di corruzione. Ad incastrarli diverse intercettazioni telefoniche della Squadra mobile catanzarese. Entro lunedì ci saranno gli interrogatori di garanzia.