Il decreto di revoca alla fondazione "Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime", ispirata da Natuzza Evolo, di svolgere attività di culto emesso dal vescovo contiene anche i vari passaggi che hanno portato a queste decisione.
Questo il contenuto fornitoci direttamente dal presule che definisce “maldestro da parte della fondazione” la diffusione di una sola parte del decreto .
“Nel corso degli anni si è reso necessario un aggiornamento di alcune parti di detto Statuto sia per alcune incongruenze più volte da me rilevate a riguardo del ruolo del Vescovo all'interno del CdA, sia per le normative dettate dalla "Istruzione in materia amministrativa (2005)" della CEI (cap. IV) e dal Motu proprio "Intima Ecclesiae Natura" di Papa Benedetto XVI (2012), sia infine per regolare e stabilizzare concretamente per il futuro il rapporto collaborativo tra detta Fondazione e la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea allo scopo esclusivo di tutelare e salvaguardare l'ecclesialità dell'opera e della spiritualità di Natuzza Evolo;constatata l'assoluta indisponibilità manifestata dal CdA in quasi due anni di trattative, restando nella convinzione che lo Statuto è "intoccabile", pur dopo aver costituito "ad hoc" una Commissione paritetica di studio, che ha lavorato per diversi mesi senza esito; e visto che nemmeno i pareri autorevoli sulla nuova Bozza di Statuto espressi dall'Ufficio Giuridico della Cei, dal Nunzio Apostolico in Italia, dalla Segnatura Apostolica, dalla Segreteria di Stato Vaticano, pareri tutti fatti pervenire al Presidente del CdA, hanno sortito alcun effetto di alleggerimento della posizione pregiudizionalmente negativa della Fondazione; considerato altresì come senza giustificati motivi perfino la Bozza dello Statuto concordata e sottoscritta con me dal Presidente Sac. Pasquale Barone è stata rigettata;sentito in più occasioni e nei vari passaggi il parere del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori;considerato totale il rifiuto, quasi irriverente, della stessa autorità del Vescovo che, a norma dei cann. 305§1 e 323§1, aveva inviato due suoi Delegati all'assemblea del sodalizio, convocata per l'approvazione di variazioni dello Statuto il 22 luglio scorso, e che a questi non è stato riconosciuto diritto di parola, nemmeno per porgere il saluto di Vescovo, con la motivazione pretestuosa che essendo la Fondazione di diritto privato non dipendeva dalla giurisdizione vescovile;) tenuto conto poi che durante l'assemblea, e quindi pubblicamente, la quasi totalità dei soci presenti, ivi compresa la componente clericale, ha affermato e ritenuto che lo Statuto ed in specie "Il testamento spirituale" di Natuzza riportato nell'art. 2 erano "intoccabili" perchè Natuzza è ritenuta "messaggera" diretta della Madonna, che in una apparizione l'avrebbe costituita esecutrice di un mandato divino anche a prescindere dall'autorità ecclesiastica, affermazione in verità mai fatta dall'interessata e per di più in netto contrasto con il suo normale atteggiamento di obbedienza alla Chiesa; considerando inoltre il fatto che il riconoscimento di queste asserite apparizioni non è stato mai concesso dall'Ordinario diocesano, per cui l'affermazione si configura come ereticale e come insubordinazione anche ai disposti della Lettera Apostolica "Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni" (25 febbraio 1978), norme poi riconfermate il 14 dicembre 2011;considerato, infine, che da esplicite dichiarazioni di molti soci durante la predetta assemblea, anche qui in stridente contrasto con gli insegnamenti di umiltà e di obbedienza alla Chiesa di Natuzza, è apparso chiaro il rifiuto di ogni rapporto con la diocesi, quasi che la Fondazione fosse un ente privato a sè stante e, pertanto, autonomo da ogni ingerenza estranea, ignorando peraltro che essendo un ente approvato con decreto vescovile è sottoposto di conseguenza alla vigilanza dell'Ordinario diocesano (cf. citato can. 305 ed altri)”.
Da qui il decreto emesso di revoca di svolgere attività di culto alla fondazione di Natuzza, diffuso nella giornata di ieri.