Un verdetto che va oltre la richiesta del pubblico ministero. A trent'anni di carcere, infatti, è stato condannato ieri Alfonsino Ciancio, 28 anni di Gerocarne al termine del processo con rito abbreviato svoltosi davanti al gup del Tribunale di Vibo Valentia. Nei suoi confronti il pm aveva chiesto 20 anni di reclusione in relazione all'omicidio di Giuseppe Damiano Cricrì, 48 anni di Melicuccà di Dinami, ucciso il 21 ottobre del 2013 e poi dato alle fiamme all'interno della sua autovettura.
Un delitto per il quale oltre a Ciancio (che si trova ai domiciliari) sono stati arrestati la madre Liberata Gallace, di 52 anni (che con la vittima aveva avuto una relazione), di Gerocarne ma residente a Piani di Acquaro e Fiore D'Elia, 64 anni anch'egli di Gerocarne. A differenza del 28enne la madre e D'Elia hanno scelto d'essere giudicati con il rito ordinario. La prima udienza del processo è in programma giovedì prossimo 14 settembre davanti alla Corte d'Assise di Catanzaro.
Omicidio volontario e distruzione di cadavere le accuse mosse dal pm, che aveva escluso la premeditazione, a carico di Alfonsino Ciancio nei cui confronti il gip del Tribunale di Vibo aveva emesso ordinanza di custodia cautelare soltanto in relazione alla distruzione di cadavere, decisione poi confermata dal Tdl.
Nel corso dell'udienza però il pm Benedetta Callea ha sostenuto con insistenza la tesi accusatoria ritenendo il giovane (difeso dagli avvocati Bruno Ganino e Rosario Lopreiato) responsabile di omicidio volontario e distruzione di cadavere, mentre la parte civile, rappresentata dall'avvocato Giovanni Vecchio, si è battuta affinchè venisse riconosciuta l’aggravante della premeditazione, che era stata appunto esclusa dalle richieste della pubblica accusa. Istanze accolte dal gup Lorenzo Barracco che ha condannato il giovane a 30 anni di reclusione.