Si divide in due il procedimento contro la ‘ndrangheta delle sei città della Presila.
Nella “prima” davanti al giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro Piero Scuteri, in ventisei hanno infatti chiesto il rito abbreviato, tra i 48 imputati dell’inchiesta della Dda denominata “Six towns” , venuta alla luce il 18 ottobre 2016 con l’esecuzione di 36 provvedimenti cautelari, da parte dei Carabinieri del Reparto operativo provinciale di Crotone e degli agenti delle Squadre Mobili della Polizia di Stato di Catanzaro e Crotone.
Gli altri 22 imputati nel procedimento antimafia contro presunti affiliati alla cosca di Belvedere Spinello, seguiranno invece il rito ordinario, anche se qualcuno di questi potrà sempre da qui a novembre cambiare idea ed optare per il rito speciale. Come il sostituto commissario di Polizia ora in pensione, Rosario Aiello di Castelsilano che da investigatore della Mobile crotonese, si ritrova adesso imputato, con l’accusa infamante di concorso esterno in associazione mafiosa. Aiello, che è sospettato di aver aiutato la latitanza di Francesco Oliverio – considerato il capocosca di Belvedere Spinello e poi diventato collaboratore di giustizia – ieri in aula ha rilasciato una dichiarazione spontanea contestando le accuse. L’ex investigatore che ha depositato agli atti un memoriale, si è detto «indignato ed offeso», per le pesanti accuse che gli vengono rivolte. Ha ricordato i 40 anni trascorsi in Polizia ed i tantissimi riconoscimenti ricevuti per le sue brillanti operazioni. Poi, ha definito le accuse che gli muovono i “pentiti”, delle ritorsioni nei suoi riguardi per i colpi da lui inferti alle cosche del Crotonese.
Associazione di stampo mafioso, traffico di droga; estorsioni, armi; ma anche ricettazione di macchine agricole rubate, favoreggiamento dei latitanti, fino ad arrivare agli omicidi Iona e Silletta ed al duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa del 2008. C’è tutto questo nelle carte dell’operazione “Six towns”, che coinvolge presunti capi e gregari della cosiddetta “locale di Belvedere Spinello”: una cosca con base nella Valle del Neto, ma attiva secondo gli investigatori rappresentati ieri in udienza dalla pm della Dda Fabiana Rapino, in tutta la presila crotonese e nella contigua cittadina silana di San Giovanni in Fiore e con propaggini anche in Lombardia e precisamente a Rho, alla periferia nord di Milano.
Belvedere Spinello, Rocca di Neto, Caccuri, Cerenzia, Castelsilano e San Giovanni in Fiore: in queste sei località, tra la valle del Neto e i primi contrafforti della Sila, si sarebbero concentrate secondo i magistrati della Dda di Catanzaro le attività illecite della presunta cosca capeggiata dal 54enne Agostino Marrazzo e dai suoi familiari: il fratello Sabatino Domenico Marrazzo (60 anni) e il cugino Giovanni Marrazzo (61 anni), detto Giannino. Il presunto capoclan Agostino Marrazzo è accusato dell’omicidio di Franco Iona, assassinato l’8 ottobre del 1999, ma anche di associazione mafiosa.
Il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio accusato nel procedimento di narcotraffico, si è anche autoaccusato del duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa, avvenuto a Rocca di Neto il 18 luglio del 2008. Oliverio inoltre, in concorso con Antonio Blaconà, deve rispondere dell’uccisione di Antonio Silletta, il macellaio di San Giovanni in Fiore assassinato a Caccuri il 30 dicembre 2006. Anche Pietro Tassone, è accusato per il duplice omicidio di Misiano e Benincasa.
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