Spuntano le bombe negli scontri tra clan nelle Preserre vibonesi. Ordigni sì rudimentali ma azionati a distanza. E lunedì mattina a Sorianello c’era chi, appostato nei paraggi, attendeva che Nicola Ciconte, di 28 anni, uscisse da casa e salisse in auto.
Esclusa, per il momento l’ipotesi che l’innesco della bomba fosse collegato all’accensione della Opel Astra del giovane, si fa strada quella del telecomando. In pratica nel momento in cui il 28enne (che ha riportato gravissime ferite a una gamba) è salito sull’autovettura c’è stato chi ha azionato il congegno provocando l’esplosione dell’ordigno, posizionato sotto la vettura in prossimità del sedile di guida. Chi ha piazzato la bomba l’ha, comunque fatto, con il chiaro intento di uccidere e probabilmente la fretta ha evitato che l’attentato avesse un epilogo molto più drammatico e pesante. Da quanto emerso, infatti, se Nicola Ciconte non è saltato per aria insieme all’auto lo si deve al fatto che l’innesco è stato azionato a distanza quando il giovane si apprestava a entrare a bordo dell’auto che era rimasta con lo sportello aperto. Ciò ha fatto sì che l’esplosione si spostasse verso l’esterno non concentrandosi nell’abitacolo. Fosse stato così poteva essere una strage qualora nel cortile dell’abitazione si fossero trovate altre persone.
Elementi nuovi e per certi versi più “sofisticati” che contribuiscono a rendere ancora più complesso il quadro delle dinamiche criminali da anni in atto tra Sorianello e Gerocarne, zona che ricade sotto la locale di ’ndrangheta di Ariola, caratterizzate dalla faida tra le famiglie Loielo ed Emanuele. Uno scontro che, dal 2012 a oggi, ha registrato sei agguati mortali e sette tentati omicidi, alcuni dei quali plurimi. Una spirale di violenza dentro cui, la sera del 25 ottobre del 2012, è rimasta anche intrappolata la vita di Filippo Ceravolo, 19 anni di Soriano, che con la ’ndrangheta non c’entrava niente. Un ragazzo ucciso per errore nei pressi del Calvario di Pizzoni.
Ai Loielo sarebbe vicino il giovane rimasto ferito lunedì, esattamente nello stesso giorno (25 settembre) di cinque anni fa in cui fu ucciso Domenico Ciconte, cugino del padre. Dinamiche vecchie e nuove che sono ora al vaglio dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e del Nucleo investigativo di Vibo destinate a passare all’esame della Dda di Catanzaro.