Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 27 Aprile 2024

La moglie del presunto killer arrestata ieri dalla polizia

Omicidio Mezzatesta, tracce lasciate dal killer

Di nuovo a casa del presunto killer gli investigatori per una perquisizione. Ma questa volta è stata la polizia, mentre il 31 luglio scorso ad arrestare Marco Gallo nella sua villa di Falerna erano stati i carabinieri. Può darsi insomma che la procura di Lamezia Terme abbia aperto un secondo filone d’indagine sull’omicidio di Gregorio Mezzatesta, il ferroviere ucciso a Catanzaro quattro mesi fa, su cui indaga la Dda di Catanzaro.

Sembra pure che all’alba di ieri ci sia stato un arresto, la moglie del giovane sospettato. Ma gli investigatori non vogliono fare trapelare nulla per non compromettere le indagini su Gallo, 32 anni, in galera da due mesi e mezzo per omicidio volontario premeditato. Secondo la Dda guidata da Nicola Gratteri il giovane lametino avrebbe ammazzato Mezzatesta su commissione. I carabinieri hanno raccolto un dettagliato dossier in cui un motociclista la mattina del 24 giugno scorso è stato fotografato in tutto il suo percorso all’inseguimento della vittima. Quando Gregorio Mezzatesta in viaggio da Soveria Mannelli si è fermato a Catanzaro, davanti alla stazione delle Ferrovie della Calabria, il killer ha sparato pochi colpi di pistola alla testa della vittima predestinata.

Il ferroviere era il fratello di Domenico Mezzatesta, l’ex vigile urbano che a Decollatura nel 2013 uccise due giovani lametini in un bar. L’omicida sostiene che le due vittime sarebbero andate da lui a chiedergli il pizzo per la piccola azienda edile del figlio Giovanni, che ha partecipato al duplice omicidio.

Marco Gallo, perito industriale, è stato arrestato dopo 36 giorni dall’omicidio di Catanzaro. Al Ris di Messina stanno facendo l’esame del Dna sulle tracce biologiche rilevate sopra alcuni bossoli espulsi dalla pistola automatica del killer. L’arma s’è inceppata e l’omicida l’ha ricaricata lasciando tracce sui proiettili. I Ris di Roma stanno invece scandagliando ogni microchip dello smartphone sequestrato all’imputato. (v.l.)

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