Federica Guerrise avrebbe fatto da “specchietto”. Quando ha visto la vittima davanti al negozio avrebbe avvisato col telefonino il killer che è andato ad ammazzare Francesco Berlingieri. Missione compiuta col solito sistema: lui s’avvicina alla vittima col casco in testa, spara alla testa pochi colpi ma precisi, e poi scompare.
Ha trent’anni Federica Guerrise, infermiera professionale. È lametina ed è sposata con Marco Gallo, sospettato d’essere il carnefice a pagamento di Gregorio Mezzatesta, il ferroviere di Soveria Mannelli ucciso a Catanzaro il 24 giugno scorso. Come anticipato sulla Gazzetta del Sud di ieri, la donna è stata fermata lunedì con l’accusa di omicidio. Ieri il Gup ha convalidato il fermo ordinando l’arresto. A indagare su quest’altro delitto dello scorso gennaio è la polizia, coordina le operazioni il procuratore Salvatore Curcio.
Su consiglio dei suoi difensori, gli avvocati Antonello Mancuso e Teresa Bilotta del foro lametino (gli stessi che difendono il marito), l’imputata ha scelto di non rispondere alle domande del magistrato. Che ha ripescato un “cold case”, un caso di omicidio di nove mesi fa rimasto impunito, quello del fruttivendolo Francesco Berlingieri di 59 anni ucciso in Via Fiume il 19 gennaio davanti alle sue cassette di mele e patate. Una pallottola vagante aveva pure ferito il nipotino undicenne a una coscia.
Cos’aveva fatto Berlingieri per essere punito con la condanna a morte? Ma soprattutto cosa ci faceva Federica Guerrise nella zona di Via Fiume quella sera intorno alle 19? Gli inquirenti hanno il video di quell’esecuzione e possono riconoscere auto, moto e soprattutto le facce delle persone.
Possono anche collegare le modalità dell’omicidio di Berlingieri con quelle di Gregorio Mezzatesta. Ucciso in Via Milano a Catanzaro davanti alla stazione delle Ferrovie della Calabria dove stava prendendo servizio di buon mattino. La vittima era seduta nella Citroen di un collega. S’avvicina allo sportello un motociclista col casco e spara. Anche questa volta pochi colpi e alla testa. Il ferroviere muore sul colpo. Di questo è accusato Marco Gallo, lametino di 32 anni, elettrotecnico specializzato in impianti di videosorveglianza. Un insospettabile dalla fedina penale immacolata che, prima del suo arresto il 31 luglio, viveva nella sua villa a Falerna, “coperta” da un impianto video che neanche James Bond.
I carabinieri su di lui hanno raccolto un dossier con tutti i filmati nel corso del tragitto da Tiriolo a Catanzaro in cui avrebbe inseguito con una motocross la macchina dei due ignari ferrovieri.
Per gli inquirenti un altro omicidio su commissione. Perchè Gregorio Mezzatesta era fratello di quel Domenico Mezzatesta che in un bar a Decollatura quattro anni fa uccise due giovani che gli avrebbero chiesto il pizzo. Si trattava di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio.
Un terzo delitto recente presenta le stesse modalità d’esecuzione: quello dell’avvocato Francesco Pagliuso. Ma ancora non c’è nessun inquisito per quell’esecuzione avvenuta il 9 agosto dell’anno scorso. Sotto la villa del penalista. Qualcuno gli ha sparato dal finestrino, oltre il vetro, e l’ha centrato alla testa con un revolver. Un medico legale avrebbe ipotizzato la stessa mano omicida dopo aver esaminato i cadaveri di Pagliuso e Mezzatesta. Gli inquirenti sembra siano a un punto di svolta.
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