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Trova un "tesoro" nella giacca del padre

Trova un "tesoro" nella giacca del padre

La “doppia faccia” dei buoni fruttiferi postali: da una parte la tabella di rendimento stampata frontalmente, dall’altra il timbro a secco talvolta apposto sul retro. Ed è stata una sorpresa nella sorpresa, per la signora Annamaria, scoprire che i suoi buoni per le Poste valgono meno della metà di quanto contabilizzato dal commercialista di fiducia.

Un caso complicato iniziato con una bella notizia arrivata poco prima di Natale del 2016: Annamaria, sistemando la divisa militare del padre, ex maresciallo dell’Esercito, trova in una tasca tre buoni postali in lire intestati al genitore da un ufficio postale di Pesaro per il valore complessivo di 7 milioni del vecchio conio. Da tanto tempo ormai Nello B., 95 anni, pensionato originario delle Marche ma residente a Catanzaro, non toccava più quella giacca. E aveva dimenticato cosa custodisse.

La figlia, a quel punto, si reca all’ufficio postale dove gli viene fatto un conteggio dei buoni dalla data di emissione (6 agosto 1986) alla data del ritrovamento (23 dicembre 2016), con un conguaglio totale di 53mila 153,63 euro offerto come rimborso. E qui nasce la contestazione: viene fatto contabilizzare il buono da un commercialista e risultato un valore di 103mila 241 euro alla data del 23 dicembre 2016.

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