I cantieri riaprono e il racket entra in azione, pronto a battere cassa. L’eterno “gioco” del gatto con il topo diventato una consuetudine a Vibo Valentia dove non c’è impresa che non venga “avvertita” o pesantemente presa di mira.
E in questa spirale sembra essere caduta anche la ditta che si sta occupando, per conto del Comune, dei lavori di conservazione, salvaguardia, recupero e restauro del patrimonio archeologico nell’ambito dell’ampio progetto di valorizzazione e fruibilità del Parco archeologico urbano Hipponion-Valentia, ripresi da circa una quindicina di giorni dopo un lungo periodo di fermo.
Nella tarda serata di martedì, ignoti, hanno dato alle fiamme un escavatore, risultato di proprietà della ditta Damiga srl con sede ad Alcamo (Trapani), che si trovava parcheggiato in un’area privata protetta da inferriata in via Romei, zona attigua al sito archeologico di Cofino.
Le fiamme, sulla cui natura dolosa gli uomini della Squadra mobile di Vibo non avrebbero alcun dubbio, hanno praticamente distrutto il mezzo. Sul posto, avvertiti da alcuni residenti, sono intervenuti i vigili del fuoco e agenti della Squadra volanti subito seguiti dalla Mobile che ha avviato indagini.
Ora gli investigatori cercano di capire il contesto entro cui inserire l’ennesima intimidazione anche se al momento la pista del racket delle estorsioni è quella che viene maggiormente seguita.
Non è la prima volta che nella zona alta del capoluogo si verificano intimidazioni ai danni delle imprese che eseguono lavori per conto dell’amministrazione comunale. Allo scorso maggio, infatti, risale l’attentato compiuto in via Paolo Orsi a danni della Cooper Poro (impresa edile di Rombiolo che opera nel settore degli appalti pubblici e privati). E nei confronti della storica impresa vibonese la criminalità all’epoca era andata giù pesante. Una sorta di dichiarazione di guerra considerato che, lo scorso maggio, gli emissari del racket delle estorsioni si sono presentati sul cantiere alla periferia della città alle sette in punto mentre gli operai si apprestavano a mettere in azione i mezzi meccanici per iniziare la loro giornata lavorativa, esplodendo alcuni colpi di pistola che non raggiungevano i dipendenti della Cooper Poro, ma danneggiavano un camion di un privato parcheggiato nella zona.
Un’azione di fuoco, un modo come un altro, per lanciare un messaggio ben preciso e fare sapere, una buona volta per tutte, che a Vibo Valentia, come del resto in ogni angolo della Calabria, per stare tranquilli bisogna pagare.
E l’altra notte – l’incendio si è verificato intorno a mezzanotte – il racket delle estorsioni ha applicato il suo “business plain” anche alla ditta specializzata – che fa parte dell’Ati Emmecci srl/Damiga srl – che sta eseguendo le opere nei diversi siti del Parco archeologico Hipponion-Valentia. Un segnale inquietante che dimostra come in città e nel Vibonese la criminalità, di fatto, è sempre operativa.