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Usura, sequestrati beni a commercialista e imprenditore

Arrestati tre funzionari del Comune di Milano

Sequestro beni per 217mila euro nei confronti di un commercialista, Gianfranco Antonello Muraca, e di un imprenditore, Giuliano Caruso, indagati per usura aggravata commessa in danno di un soggetto economico operante in città. Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri del gruppo di Lamezia Terme, guidati dal Ten. Col. Fabio Bianco, coordinati dalla procura della Repubblica. Il caso è risultato di particolare interesse investigativo in quanto è stato disvelato un complicato sistema illecito di prestito usurario, al quale gli indagati hanno tentato di dare parvenze legali, distorcendo a proprio vantaggio complicate strutture giuridiche. In breve, è stato scoperto dai finanzieri del Nucleo Mobile del Gruppo GdF di Lamezia, che l’imprenditore vittima dell’usura, nel momento più grave di difficoltà finanziaria della sua azienda, sarebbe stato costretto (proprio in ragione di tale stato di bisogno) a sottoscrivere un contratto di “associazione in partecipazione” (peraltro regolarmente registrato) con il quale accettava dagli usurai l’apporto di capitali per 250.000 euro, che avrebbe dovuto restituire mediante il versamento di rate mensili con interessi pari ad oltre il 27% annuo.

Questo strumento giuridico dell’associazione in partecipazione, quindi, in apparenza del tutto lecito, voleva celare quello che in realtà era soltanto un prestito usurario. L’associazione in partecipazione, infatti, è un contratto di scambio con il quale normalmente l’associato apporta un finanziamento all’impresa e come contropartita partecipa agli utili della stessa. Nel contratto stipulato tra gli indagati e la vittima, invece, la clausola prevalente era quella che prevedeva, a fronte del finanziamento, un “reddito minimo garantito” annuo per gli usurai di 69.000 euro per sei anni, mediante rate di 5.750 euro al mese (per un totale di 414.000) e, al termine di tale periodo, anche in aggiunta la restituzione dell’intero capitale prestato, 250.000 euro, per una somma complessiva di ben 664.000 euro. Il tribunale, ufficio gip, dott.ssa Emma Sonni, di Lamezia Terme, su conforme richiesta della procura della Repubblica (sost. Proc. dott. Luigi Maffia) che ha condiviso l’assunto investigativo formulato dalla guardia di finanza di Lamezia Terme, ha disposto nei confronti delle due persone indagate il sequestro per equivalente di disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili fino alla concorrenza di 217.000 euro, pari alle somme che la vittima era riuscita, nel frattempo, a versare agli usurai, fino all’intervento della guardia di finanza.

Il sequestro ha interessato, quindi, disponibilità finanziarie appostate su rapporti accesi presso vari istituti bancari dai due indagati e quota parte di un appartamento di proprietà del commercialista. Le due persone interessate dalle indagini, pertanto, dovranno rispondere del reato di usura continuata ed in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto a danno di chi svolge attività imprenditoriale.

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