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I traffici di droga “correvano” su linee criptate

I traffici di droga “correvano” su linee criptate

Auto col doppiofondo, smartphone criptati, viaggi su e giù per la Penisola, droga e soldi, fiumi di soldi. Le cosche calabresi partite alla “conquista” del Nord vanno assumendo contorni simili tra loro: pur provenendo, infatti, da zone differenti della regione, una volta insediate nei territori del settentrione si muovono secondo schemi logistici e organizzativi molto simili.

Il dato emerge da recenti inchieste condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, che con diverse operazioni in sinergia con le forze dell’ordine ha colpito alcune associazioni e “locali” operanti nel traffico degli stupefacenti, originarie dei territori del Catanzarese e del Reggino.

Operazione “Area 51”

I primi elementi sono spuntati fuori dalle carte dell’inchiesta “Area 51” della Dda meneghina, sfociata a maggio scorso in ventuno arresti tra Lombardia, Piemonte e Calabria, che ha fatto luce su un vasto traffico di stupefacenti e sui contatti con i cartelli colombiani. Proprio alcuni sequestri di droga avvenuti nei mesi immediatamente precedenti all’esecuzione dell’ordinanza cautelare hanno messo sulla strada giusta gli inquirenti che, con un imponente dispiegamento di uomini e strumenti, sono venuti a capo di un’organizzazione che operava sì con scaltrezza ma anche con quella rischiosa spregiudicatezza che caratterizza il mondo criminale. A fare da base logistica alla presunta associazione a delinquere era un complesso residenziale alle porte di Milano, ad Arluno. La cocaina arrivava dalla Colombia e il gruppo si avvaleva di infiltrati all’aeroporto di Malpensa, dove la droga arrivava e veniva facilmente trasferita alla “rete di distribuzione”. Quest’ultimo passaggio avveniva, appunto, a bordo di auto modificate in officine compiacenti - la “Nuova carrozzeria Serena di Andreacchio Marcello”, ad Anzio, sul litorale laziale, e la “Autofficina 2000 di Antonio Perri”, a Sedriano, nel milanese, primo Comune lombardo sciolto per mafia. Nei box le auto venivano bonificate da microspie ed erano dotate di doppifondi attivabili elettricamente dal conducente: solo lui conosceva la sequenza per consentirne l’apertura.

Accanto all’attività di intercettazione gli investigatori hanno seguito ingenti flussi di denaro: in alcune abitazioni degli arrestati i militari hanno trovato 250mila euro in contanti; altri 390mila sono stati sequestrati a un corriere del gruppo in partenza verso l’Olanda. Sono state poi alcune intercettazioni ambientali a far capire il livello di sofisticazione che l’associazione aveva raggiunto: uno dei componenti della banda spiegava a un interlocutore che il Blackberry in suo possesso «non funziona da telefono … questo è un telefono che costa 3.000 euro, 3.500 euro perché è criptato … Se io perché ci scriviamo io e te con questo telefono … la mia e-mail parte e va in un server che è situato a Cuba per dire, lo trasmette e lo manda criptato al tuo, il tuo lo apre e lo legge, anche se sono attaccati, hai capito. Questi non hanno telefono, fotocamera, non hanno niente, non c’è un microfono. Sono già preparati per questo, mandano solo le e-mail e ogni sei mesi tu devi rinnovarlo e costano. Ma va, ma scherzi, arrivano dal Canada». Sarebbero stati una ventina in tutto gli apparecchi criptati individuati. All’operazione è sfuggito, ancora oggi è latitante, Francesco Riitano, individuato dagli inquirenti come il capo del gruppo nonché cugino di primo grado di Vincenzo Gallace, ritenuto capo dell’omonima cosca di Guardavalle.

Operazione “Dedalo”

Strette analogie si leggono nell’operazione “Dedalo”, che a settembre ha portato all’arresto di 27 persone, fra Reggio Calabria e la Lombardia; tra loro anche il sindaco di Seregno. Le indagini parlano di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione, pestaggi nella pubblica piazza e traffico di stupefacenti. E anche in questo caso saltano fuori le modalità di trasporto e compravendita della droga: ancora una volta ecco le auto col doppiofondo e, soprattutto, ecco di nuovo i Blackberry modificati, sulle cui frequenze criptate correvano le comunicazioni proibite dei membri del sodalizio di ’ndrangheta.

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