Catanzaro
Il clan Farao Marincola si era preso tutto, anche le etichette dei vini. I nomi delle produzioni delle Cantine Zito venivano scelti per rendere “omaggio” ai parenti dei plenipotenziari della cosca cirotana, finita al centro della maxi-operazione “Stige” sfociata martedì scorso in 169 arresti fra la Calabria, il resto d’Italia e la Germania.
C’era il “Desirée” dedicato alla figlia di Giuseppe Spagnolo, ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro un pezzo da novanta della ’ndrina. Secondo l’accusa Spagnolo avrebbe avuto «importanti responsabilità nella monopolizzazione-imposizione dell’offerta di pescato proveniente dalla flotta peschereccia di Cariati e Cirò, per tramite delle imprese “Pescheria Desireè” sita a Cirò Marina e “Profumo di mare” sita a Torre Melissa». Inoltre avrebbe avuto «interessi nella gestione dei servizi turistici, attraverso lo stabilimento balneare denominato dapprima “Ninì Prince” e successivamente “Nick Beach”, sito a Cirò Marina, e quale gerente occulto delle imprese Ag Film Srl” di Cirò Marina e “G-Plast Srl” di Torretta di Crucoli che monopolizzano la raccolta e rigenerazione di plastica e cartone».
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