Li chiamano “gli zingari” da queste parti. Sono vecchie famiglie rom ormai stanziali, italiane a tutti gli effetti, che da decenni hanno di fatto occupato una vasta fetta della zona sud della città capoluogo. Oggi hanno praticamente il monopolio dei traffici di droga su Catanzaro e il suo hinterland, tanto da essere accreditati dalla Dia nella “mappa” delle cosche più attive. Interi palazzoni popolari tra viale Isonzo, i quartieri Aranceto, Pistoia e Germaneto sono stati trasformati in “fortini” dello spaccio. Zone franche dove le forze dell’ordine combattono una sfida quotidiana per la legalità, scenario dell’inchiesta “Passo di Salto” sfociata all’alba di martedì in cinquantuno arresti.
Marijuana, hashish, cocaina, eroina: ce n’era per tutti i gusti, almeno secondo le risultanze delle indagini di Polizia e Carabinieri coordinate dal procuratore Nicola Gratteri e dagli aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla. Clienti di tutti i tipi, dal professionista al disoccupato, passando per i minorenni. Che, spesso, da consumatori si trasformavano in pusher costretti a loro volta a smerciare “la roba.” Nessuna remora a presentarsi davanti alle scuole per scambiarsi dosi e denaro contante. Ma l’aspetto probabilmente più significativo - almeno dal punto di vista della Direzione distrettuale antimafia - sono i rapporti «ad altissimo livello» con le ‘ndrine del Reggino e del Crotonese, per mutuare l’espressione del procuratore Gratteri.
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