Una schiera di collaboratori competenti su un quartiere diverso della città: ognuno aveva la sua “piazza di spaccio“, ma il capo - Santo Mirarchi - teneva per sè le vendite a favore dei “clienti d’oro”.
L’operazione “Passo di Salto” traccia anche una mappa dello spaccio ad opera del gruppo guidato dall’attuale collaboratore di giustizia, che avrebbe in regime di pressoché totale monopolio. Contatti ad alto livello, esperienza maturata negli anni, canali di approvvigionamento con la Locride e Isola Capo Rizzuto: non è un caso se il procuratore Nicola Gratteri, nell’illustrare lo scenario dell’inchiesta, ha parlato di «indagine di serie A».
A raccontare tutto gli inquirenti è stato lo stesso Mirarchi, che ha dato così conferma a una serie di piste investigative già da tempo imboccate da Polizia e Carabinieri. In uno dei verbali di luglio 2016, il pentito descrive chiaramente come funzionava la rete dello spaccio. I sodali più stretti, come Franco Macario, Leye Kane detto Marco e Domenico Falcone, avrebbero curato l’approvvigionamento, l’occultamento e la lavorazione della droga. Altri avrebbero spacciato in varie zone a quartieri.
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