Per ben ventidue volte avrebbe violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Un “record” per il quale il boss Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni) – detenuto per altra causa – era stato arrestato dai carabinieri di Nicotera Marina finendo anche davanti al Tribunale di Vibo, presieduto dal giudice Martina Annibaldi.
Ma per questo reato Pantaleone Mancuso (difeso dall’avv. Francesco Sabatino e dall’avv. Giuseppe Arena) è stato assolto.
In pratica constatate dai militari le numerose violazioni della sorveglianza speciale – all’epoca il boss era stato notato in compagnia di pregiudicati – scattava l’arresto e il successivo processo. Nel corso dell’udienza di ieri, prima che il giudice procedesse all’esame dei testi della difesa, l’avv. Sabatino ha chiesto l’immediato proscioglimento dell’imputato rilevando la mancanza dei presupposti legali per la consumazione del reato.
In particolare Pantaleone Mancuso era stato sottoposto alla misura di prevenzione disposta nel 2005, soltanto quattro anni dopo (2009) quando era stato scarcerato. E ciò – secondo quanto sostenuto davanti al giudice dal penalista – è avvenuto senza che il Tribunale (Sezione misure di prevenzione) procedesse a una nuova rivalutazione della pericolosità. Da qui il richiamo dell’avv. Sabatino di un recente provvedimento della Cassazione che ha accolto i rilievi del difensore «in ordine all’insussistenza del reato alloraquando la misura di prevenzione personale non sia preceduta da una rivalutazione dell’attualità della pericolosità». Argomentazioni accolte dal Tribunale che ha assolto l’imputato.
Il boss Pantaleone Mancuso (Scarpuni) comunque rimane detenuto in quanto divenuta definitiva a suo carico una condanna a 5 anni e 4 mesi per la vicenda della bomba consegnata ai Loielo i quali avrebbero dovuto utilizzarla nella faida allora in atto contro il gruppo dei Piscopisani contrapposti ai Patania di Stefanaconi. Inoltre il 20 febbraio Mancuso è stato condannato anche in appello all’ergastolo (processo Gringia) in quanto ritenuto, insieme ai Patania, mandante di alcuni fatti di sangue compiuti nell’ambito dello scontro armato con i Piscopisani.