Le carte dell'operazione “Jonny” sono all'attenzione del Giudice dell'udienza preliminare. La Procura antimafia di Catanzaro col procuratore capo Nicola Gratteri, gli aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla ed i sostituti Domenico Guarascio e Debora Rizzo, poco più di un mese dopo la chiusura dell'indagine, ha depositato alla cancelleria dell'Ufficio Gup del Tribunale di Catanzaro la richiesta di rinvio a giudizio per 122 indagati nell'inchiesta antimafia “Jonny” venuta alla luce il 15 maggio dello scorso con l’esecuzione di 68 fermi, di altrettante persone considerate affiliate o colluse con la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto.
L’indagine, per la Dda avrebbe scoperchiato la pentola delle infiltrazioni della cosca Arena, nella gestione del Centro di accoglienza per migranti di Sant’Anna. I magistrati della Procura antimafia subito dopo il blitz parlarono di un “patto d’affari” tra i vertici dell’allora Misericordia di Isola Capo Rizzuto (Leonardo Sacco al tempo Governatore della Confraternita e don Edoardo Scordio correttore spirituale della Misericordia e già parroco di Isola Capo Rizzuto), e la cosca capeggiata dal 61enne Pasquale Arena detto “Nasca” e dopo la sua detenzione da Paolo Lentini indicato dagli investigatori come reggente del clan. Un accordo illecito finalizzato a lucrare sui fondi destinati alla gestione del Centro per richiedenti asilo. Gli appalti su forniture di beni e servizi per i magistrati dell'Antimafia sarebbero stati tutti in mano a società del clan. Don Edoardo Scordio (71 anni, ai domiciliari da ottobre) e il 39enne Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola, considerati organici al clan Arena, avrebbero inoltre secondo gli investigatori, lucrato illecitamente per 36 milioni di euro sui 103 milioni ricevuti tra il 2006 e il 2015 dalla Misericordia per la gestione del Cara.
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