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Paura a Limbadi, la bomba azionata a distanza

Paura a Limbadi, la bomba azionata a distanza

Sul fatto che sia stato un ordigno a portare sfacelo e morte in località “Cervulara” gli inquirenti non nutrirebbero dubbi. Una bomba rudimentale piazzata sotto il cofano della Ford Fiesta in uso alla vittima e al padre Francesco, di 75 anni rimasto ustionato, azionata a distanza. Un attentato in grande stile, arrogante e plateale, compiuto nel feudo dei Mancuso.

E in una terra (un tempo) di santi, poeti e navigatori trovano spazio le tattiche da guerriglia. È accaduto qualche mese fa nelle Preserre, è accaduto lunedì a Limbadi, tanto per citare i fatti più recenti.

Ma l’esplosione dell’altro ieri, al di là degli aspetti tecnici da chiarire al vaglio di carabinieri e Dda, di interrogativi ne pone. Domande che pesano come macigni alla luce delle dichiarazioni rese al Tg Calabria da Rosaria Scarpulla, madre di Matteo e moglie di Francesco Vinci. La donna, sebbene piegata dal dolore, con grande coraggio, ha puntato il dito contro i proprietari del terreno confinante. Non persone qualsiasi ma Rosaria Mancuso, sorella dei boss Peppe, Diego e Pantaleone (alias l’Ingegnere) e il marito Domenico Di Grillo, quest’ultimo ieri sera fermato per detenzione di armi e munizioni. Persone che, secondo quanto rivelato dalla donna, da tempo avevano messo gli occhi sul loro terreno.  

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