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La foto di Filippo torna sulla stele

La foto di Filippo torna sulla stele

Se qualcuno l’ha divelta il sindaco, Francesco Bartone, ha provveduto a farla rimpiantare. E il messaggio che ha voluto inviare è uno: la memoria di Filippo Ceravolo, giovane ucciso per errore, non deve essere occultata per mano di ignoti che, nei giorni scorsi, hanno profanato, buttandola a terra, la sua foto di bronzo scolpita sul monumento eretto, dall’amministrazione comunale, per dire no alla mafia.

Il padre di Filippo, Martino, ieri mattina ha deposto una composizione floreale davanti alla stele assieme al sindaco Bartone. «Sono convinto – ha spiegato papà Martino – che il vento, come ho sentito dire in giro, non abbia potuto staccare una foto di bronzo dalla sua sede naturale. Nel tempo, in cui la squadra locale di calcio era in Promozione, sul monumento erano state affisse magliette, sciarpe e bandiere di Libera che sono state puntualmente rubate. Io non volevo parlarne, ma visto che ci troviamo di fronte all’ennesimo atto vandalico ho voluto dirlo».

Dal canto suo, il primo cittadino sorianese ha condannato il vile gesto adoperandosi, nuovamente, ad agire in favore del giovane Filippo. L’atto vandalico era stato commesso, nella nottata di domenica scorsa, ai danni del monumento eretto in paese per dire no alla mafia. Ignoti hanno, infatti, avevano staccato l’immagine del giovane Ceravolo stampata nel bronzo buttandola per terra e compiendo un vilipendio a chi come Filippo è morto sol perché si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

«Questi gesti – aveva tuonato papà Martino, nell’immediatezza del fatto – non mi faranno di certo fermare nella lotta che ho intrapreso per sensibilizzare i giovani nelle scuole affinchè dicano sempre no al malaffare. Mio figlio è morto da innocente e non avrò pace finchè non avrò giustizia per Filippo. Lo devo a lui, a me e a tutta la mia famiglia. Non mi fermerò». Non si fermerà, nel nome dell’amore per un figlio la cui vita è stata spezzata nella tragica notte del 25 ottobre 2012 da due colpi di fucile al cranio, mentre rientrava a Soriano Calabro, dopo aver fatto visita alla fidanzata a Pizzoni. Alla guida dell’auto c’era Domenico Tassone, parente del boss Bruno Emanuele, protagonista della faida di ‘ndrangheta che da anni insanguina il Vibonese. Nei pressi del Calvario di Pizzoni Filippo è stato attinto da alcuni colpi non certamente indirizzati a lui, sparati da ignoti.

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