Lo scambio di persona c’è stato. Sono addirittura tre i pazienti che nel pomeriggio di venerdì avevano raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale Pugliese per ricevere cure mediche, tutti e tre con lo stesso cognome ma con nome e data di nascita differenti. Proprio da qui è nato l’equivoco di cui è rimasta vittima un’anziana signora giunta nel reparto di Emergenza Urgenza per essere ricoverata ma qui rimasta in attesa per due giorni e due notti. La 75enne, a cui era stato consigliato di rivolgersi all’ospedale in emergenza per eseguire una serie di approfondimenti utili ad accertare la presenza di un mieloma, è rimasta vittima di un caso di omonimia durante una delle tante giornate di “passione” al pronto soccorso.
Lo scambio di persona è, infatti, avvenuto in accettazione, dove un operatore sociosanitario in forza al reparto ha preso in carico la 75enne scambiandola per una paziente che avrebbe dovuto eseguire un esame ecografico e uno radiologico, trasportandola, quindi, fino all’Unità Operativa di Radiologia. È proprio qui che si è consumato il piccolo giallo. Solo al termine dell’accertamento, secondo quanto riferito dal figlio della 75enne che ha accompagnato la madre fin fuori il reparto, l’operatore sociosanitario si sarebbe accorto dell’equivoco, ad esame però ormai eseguito e sebbene alla paziente quell’esame non fosse mai stato prescritto. «Lo scambio di persona c’è stato» ha ammesso Giuseppe Masciari, primario dell’Unità operativa di Medicina d’Accettazione e d’Emergenza «ma la donna non è stata sottoposta all’esame radiologico. Ci si è resi conto dell’errore e la paziente è stata riportata al pronto soccorso». La pensa diversamente, invece, il figlio della 75enne che sarebbe stato testimone del “siparietto” tra l’operatore sociosanitario e il tecnico di radiologia che, entrambi nel tentativo di sgravarsi della responsabilità, chiedevano al giovane la data di nascita della madre con la donna ancora in carrozzina. «C’erano tre pazienti al pronto soccorso quel pomeriggio con identico cognome – è la ricostruzione offerta dal primario – e risultano essere stati eseguiti due esami radiografici in quel lasso di tempo. I due accertamenti risultano essere stati eseguiti a due pazienti aventi lo stesso cognome ma non alla signora perché ci si è accorti dell’errore ed è stata riportata di sotto. Se poi non possiamo fare nemmeno un errore! Nella confusione può capitare di tutto e anche se l’avesse fatto non riesco a capire il problema, quale danno ha subìto la signora?».
Nel frattempo però già il giorno dopo il figlio della 75enne considerata la gravità della patologia si è visto costretto a svolgere alcuni esami, tra quelli prescritti dallo specialista ma non eseguiti al pronto soccorso, a pagamento in regime di intramoenia allo stesso ospedale.