Ci sono voluti oltre tre anni di indagini, perizie balistiche e più sofisticati accertamenti da parte del Ris di Parma, ma alla fine il quadro è stato definito.
Un quadro grondante sangue, quello sparso da Manuel Bacco, tabaccaio di Asti ucciso il 19 dicembre del 2014 nel corso di una tentata rapina. Un omicidio che ha portato i carabinieri del Nucleo investigativo di Asti fino in Calabria, nel Vibonese per la precisione. Perché di origini vibonesi sarebbe il “regista” del piano che avrebbe previsto una serie di colpi in Piemonte per rimpinguare le casse prosciugate da perdite al Casinò e di origini vibonesi sono i presunti esecutori materiali della prima e unica rapina tentata sul corso Alba di Asti e finita nel sangue.
Ieri a distanza di oltre tre anni dall’omicidio del tabaccaio astigiano – intervenuto in difesa della moglie e centrato da due pallottole sparate da distanza ravvicinata dopo aver sferrato un pugno in faccia al giovane incappucciato che poi lo ha ucciso – in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono finiti Antonio Guastalegname, 60 anni (presunto organizzatore), il figlio Domenico di 25 – entrambi originari del Vibonese ma residenti dai primi del 2000 a Castello d’Annone – nonché Giuseppe Antonio Piccolo, 27 anni di Nicotera; Jacopo Chiesi, 25 anni e Fabio Fernicola, di 40, tutti e due di Asti. Omicidio, tentato omicidio, rapina pluriaggravata e reati in materia di armi i reati contestati agli indagati.
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