Lo strumento della criminalità per mandare un messaggio inequivocabile è sempre lo stesso: il fuoco. E stavolta è toccato al cantiere di un edificio in costruzione in via Stretto Antico, nel quartiere Fortuna: nel mirino la “Cosco Costruzioni” impegnata nella realizzazione di un palazzo per conto della “Maris Immobiliare”.
Le fiamme sono scoppiate intorno alle 22.30 di mercoledì, quando decine di telefonate sono arrivate al centralino dei Vigili del fuoco. L’incendio – «di probabile origine dolosa», riferiscono i Vdf – ha avvolto nel giro di pochi istanti un container nel quale erano conservate legna e alcune attrezzature. Scattata l’emergenza, un’autobotte dei Vigili del fuoco ha limitato i danni mentre i Carabinieri della stazione di Catanzaro Lido hanno avviato gli accertamenti del caso.
Pochi dubbi sulla matrice del rogo, allo stato catalogato come di quasi certa origine dolosa. Qualcuno ha voluto lanciare un avvertimento, probabilmente nello scenario del racket delle estorsioni. Su questo fronte si muovono le indagini dell’Arma, che stanno seguendo i vari step previsti da situazioni di questo genere. Il primo atto è la raccolta delle testimonianze, a partire da quella del titolare della ditta probabile “bersaglio” della sospetta intimidazione; bisogna anche passare al setaccio le riprese dei sistemi di videosorveglianza di tutta la zona, alla ricerca anche del più piccolo elemento che possa dare una chiave di lettura d’interesse investigativo. Di sicuro gli abitanti della zona hanno passato una serata particolare: in tanti hanno deciso di lasciare le loro abitazioni invase dal fumo e seguire in strada l’intervento dei Vigili del fuoco fino allo spegnimento del rogo. Non a caso era stato allertato anche il “118”, pronto a intervenire nel caso in cui ci fossero state persone intossicate.
Il racket delle estorsioni è dunque la pista più accreditata. D’altronde si susseguono i segnali di una presenza forte della criminalità organizzata sul territorio, specie nelle zona sud. Il “mito” di Catanzaro isola felice si è spento da tempo: numerose inchieste della Direzione distrettuale antimafia hanno ormai codificato gli interessi delle cosche del Crotonese che hanno espanso la loro sfera d’influenza fino ad intrecciarsi con gli affari della criminalità di etnia rom, da sempre impegnata nei traffico di droga e nelle estorsioni. Soltanto nell’ultima settimana si sono verificati un furto da 250mila euro che ha messo in ginocchio la “Costantino Costruzioni”, l’incendio di due auto in via Lombardi, un altro “colpo” con tanto di arresti nel cantiere della metro. E ancora prima c’era stata una sequenza di piccoli danneggiamenti a capannoni industriali e attività commerciali, oltre a una bottiglia incendiaria piazzata davanti a un’attività commerciale sempre in località Fortuna. Messaggi chiari da parte di una criminalità che mantiene la testa alta nonostante gli arresti e le operazioni di controllo del territorio. «Non bastano i protocolli d’intesa, le dichiarazioni d’intenti, i buoni propositi: abbiamo bisogno di risposte pratiche e immediate», lamentava non più di una settimana l’imprenditore vittima di un furto.
L’appello
«Quanto sta accadendo in città e nel resto della provincia ha assunto dimensioni non più tollerabili. Occorre andare oltre le semplici parole e intervenire, con urgenza, per arginare una deriva che rischia di affossare in modo irreversibile il tessuto economico e sociale». Così il consigliere comunale del movimento “Fare per Catanzaro”, Fabio Celia, secondo cui «le “attenzioni” della criminalità organizzata nei confronti dell’imprenditore Cosco destano particolare inquietudine e profonda amarezza, poiché colpiscono una persona seria, operosa, onesta. Oggi – aggiunge Celia – è indispensabile che la comunità civile faccia sentire la propria voce e che le istituzioni intervengano subito con azioni concrete di sostegno. Servono atti tangibili in grado di contenere questa interminabile escalation criminale e, al tempo stesso, misure concrete a sostegno degli imprenditori che chiedono solo di poter svolgere liberamente e senza condizionamenti la propria attività».