L’assoluzione è arrivata nel pomeriggio di ieri. A emetterla il giudice monocratico Marina Russo nei confronti del boss Luigi Mancuso, 64 anni di Limbadi, ritenuto capo indiscusso della cosca e finito sotto processo per violazione della sorveglianza speciale.
Una vicenda che risale al 26 giugno del 2014 data in cui il boss, che era uscito dal carcere il 22 luglio del 2012 dopo aver scontato venti anni di reclusione per condanne definitive riguardanti associazione mafiosa e traffico di stupefacenti – si rendeva irreperibile. Un allontanamento che all’epoca aveva destato molto scalpore e aveva innescato un’incessante attività di ricerca da parte delle forze dell’ordine che avevano redatto decine di informative a suo carico. Un’irreperibilità volontaria quella del boss – sulla quale aveva parlato anche il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato – finita il 12 agosto del 2017 quando Luigi Mancuso veniva arrestato a Nicotera e trovato in compagnia di alcuni pregiudicati.
Nel processo il boss – difeso dall’avvocato Francesco Sabatino e dall’avvocato Giancarlo Pittelli – ha optato per il rito abbreviato. Nei suoi confronti il pm, tenuto conto della riduzione per il rito, aveva chiesto una condanna a due anni di reclusione. Richiesta a cui hanno replicato l’avv. Sabatino e l’avv. Pittelli i quali hanno fatto leva su una recente sentenza di annullamento, senza rinvio, della Cassazione che aveva peraltro ribadito la correttezza dell’operato del Tribunale in sede di convalida dell’arresto al termine della quale Luigi Mancuso era stato scarcerato. Rilievo accolto dal Tribunale che ha assolto il boss di Limbadi.