Secondo atto dell’inchiesta “Via col vento”. A scriverlo è la Direzione distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri, che ha ottenuto dal gip Barbara Saccà l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di nove persone dopo avere ricevuto gli atti, per competenza territoriale, da Reggio Calabria.
Il filone catanzarese si concentra sulla realizzazione dei parchi eolici di Amaroni, di Cutro e di San Biagio nel territorio di Crotone. Ricostruiti, sulla base delle indagini dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, i presunti interessi delle cosche Mancuso (Limbadi), Anello (Filadelfia) e Trapasso (Crotone) che hanno fra l’altro imposto la loro presenza alle multinazionali impegnate nella realizzazione degli impianti per la produzione di energia alternativa. Una pressione che avrebbe permesso, secondo la Dda, la totale gestione degli affari legati alla realizzazione dei parchi eolici, dai subappalti al servizio di guardiania. Gli imprenditori sarebbero stati soggiogati fino «ad essere costretti – scrive il gip Saccà – a subappaltare, anche aggirando il regolamento contrattuale sottoscritto dalle imprese aggiudicatarie, i lavori inerenti alla realizzazione dei parchi ad imprese controllate dalle cosche stesse». Il materiale messo insieme dall’accusa si basa sostanzialmente su intercettazioni e pedinamenti «che hanno consentito – annota ancora il gip – di individuare con la certezza pretesa in sede cautelare i protagonisti delle vicende e di documentare gli incontri effettivamente avvenuti».
I nove destinatari dell’ordinanza della Dda di Catanzaro sono già destinatari di un provvedimento cautelare emesso dall’Autorità giudiziaria di Reggio, prima che la stessa trasmettesse gli atti all’ufficio diretto da Gratteri. Si tratta, in particolare, di: Rocco Anello, 57, di Filadelfia; Giuseppe Errico, 64, di Cutro; Riccardo Di Palma, 46, nato in Australia ma residente a San Lupo in provincia di Benevento; Mario Fuoco, 67, di Crotone; Giovanni Giardino, 46, di Maida; Romeo Ielapi, 46, di Filadelfia; Pantaleone Mancuso, 57, di Limbadi; Giovanni Trapasso, 70, di Cutro; Mario Scognamiglio, 41, di Napoli.
L’operazione, a Reggio, è scattata lo scorso 12 luglio. Tredici, in quell’occasione, le misure cautelari. Il principa,e indagato - la cui posizione è rimasta per competenza radicata a Reggio - è Giuseppe Evalto, vibonese di Pizzo, imprenditore del settore trasporti ritenuto affiliato ai Mancuso. Sarebbe stato lui a fare da “collante” tra gli imprenditori e quattro famiglie egemoni nei territori di realizzazione dei lavori, quali proprio i Mancuso di Limbadi, gli Anello di Filadelfia, i Trapasso di Cutro e i Paviglianiti di Bagaladi-San Lorenzo in provincia di Reggio Calabria.
Coinvolto anche il sindaco di Cortale, Francesco Scalfaro, finito ai domiciliari e già interrogato dal gip del Tribunale di Lamezia Terme. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, Scalfaro avrebbe preteso l’assunzione di tre operai, in cambio della concessione alla Nordex dell’autorizzazione al passaggio attraverso il territorio comunale, con la realizzazione del cosiddetto “bypass di Cortale”.
Del collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Antonio Larussa e Pietro Borello.
Oltre 100mila euro di tassa ambientale. Era anche questo il costo che dovevano affrontare le imprese pronte a investire nel settore dell’eolico in Calabria. Nei capi di imputazione che compongono l’ordinanza emessa dal gip di Catanzaro è raccontato l’inferno a cui erano costretti gli imprenditori. Non solo dovevano avvalersi delle ditte segnalate ma dovevano pagare fino al doppio. In particolare la Nordex veniva costretta dagli emissari delle cosche a corrispondere la cifra di 200mila euro per i lavori di realizzazione del bypass di Cortale. Di questi solo 65mila euro erano per lavori effettivamente realizzatigli altri 135mila erano, secondo la ricostruzione degli inquirenti, «a titolo extra-costi per la sicurezza del cantiere, la cosiddetta “tassa ambientale”».