Il Tribunale di Lamezia Terme ha dissequestrato i beni della F.P. Holding Srl di Francesco Perri, revocando la misura cautelare del sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale del centro commerciale Due Mari, dell’Ipermercato Midway e dell’Ega Discount disponendone inoltre la restituzione.
Misura preventiva che era stata emessa dal Gip di Catanzaro a seguito del coinvolgimento di Perri nell’ambito dell’operazione “Andromeda” scattata nel maggio del 2015 contro il clan Iannazzo-Cannizzaro-Daponte.
In particolare, il Tribunale lametino si è pronunciato in merito alle richieste presentate nell’interesse della curatela del fallimento F.P. Holfing di Francesco Perri e nell’interesse di Pasqualino Perri, amministratore unico e legale rappresentante delle società, di revoca della misura cautelare che attingeva l’intero patrimonio aziendale delle tre società.
I giudici lametini hanno così accolto in toto le tesi sostenute dall’avvocato Francesco Pagliuso (ucciso la notte del 9 agosto di due anni fa) nel ricorso per Cassazione avverso il sequestro preventivo emesso dal Gip di Catanzaro. La Corte di Cassazione, accogliendo la testi dell’avv. Pagliuso, aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro che revocava il decreto di sequestro preventivo del Gip con riferimento alle quote sociali e dall’intero patrimonio aziendale di sei società oggetto del provvedimento ablativo, eccetto queste tre società. Il Tribunale della libertà, chiamato ad un nuovo esame, aveva dissequestrato e restituito le quote che spettavano a Pasqualino Perri e ad Antonio Cefalà, mantenendo sotto sequestro le altre partecipazioni relative a Franco Perri.
Adesso il Tribunale di Lamezia Terme, riunito in camera di consiglio, ha dissequestrato tutti i beni, in quanto «sono venuti meno i presupposti applicativi della misura ablativa tuttora in atto, perché non essendo emersa una prova rigorosa delle pertinenza dei cespiti che fanno capo alle tre società ancora attinte dal sequestro alle attività illecite contestate, non può affermarsi che la libera disponibilità degli stessi possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato o comunque agevolare la commissione di altri reati».
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