L’identità del killer che alle 15,30 di domenica pomeriggio ha esploso cinque colpi di pistola calibro 7,65 contro il 45enne Francesco Timpano di Limbadi sembra destinata a non rimanere sconosciuta ancora a lungo.
I Carabinieri, infatti, sono sulle sue tracce sin dal verificarsi dello sconcertante fatto di sangue che ha terrorizzato i turisti intenti a prendere il sole sull’arenile del lido “Il Gabbiano” oppure a fare il bagno. Ad agevolare la loro caccia all’uomo starebbe contribuendo concretamente non solo la testimonianza della moglie della vittima, che si trovava a pochi metri di distanza dal marito intento a farsi la doccia e che, quindi, potrebbe aver visto in faccia l’assassino, ma anche le immagini della videosorveglianza a circuito chiuso di cui è dotato la struttura balneare.
Non a caso i militari dell’Arma della Compagnia di Tropea e del Comando provinciale si sono subito sparpagliati sul territorio comunale muovendosi in precise direzioni. Dopo pochi minuti erano già impegnati in perquisizioni domiciliari e posti di blocco potendo anche usufruire del supporto di un elicottero alzatosi in volo da Vibo.
Le ricerche sono proseguite anche di notte. Nessuna interruzione, nessun momento di stasi. L’obiettivo è quello di far sentire il fiato sul collo all’omicida e rendergli impossibile qualsiasi spostamento e tentativo di portarsi fuori dal comprensorio nicoterese. Le indagini stanno, intanto, proseguendo a tutto campo e vengono coordinate dal sostituto procuratore Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo, titolare del caso. Anche la Dda, guidata da Nicola Gratteri, pare stia seguendo con la massima attenzione la vicenda, ma sino al momento non è intervenuta. Ciò lascerebbe intendere che l’omicidio di Francesco Timpano non verrebbe inquadrato come fatto di valenza prettamente mafiosa. Nessun dettaglio, comunque, viene trascurato, anche se le attività portate avanti dagli inquirenti lasciano intendere che la pista privilegiata sia quella che riallaccia il delitto di domenica pomeriggio ai fatti di sangue dello scorso 11 maggio. In quell’occasione, il 32enne Francesco Olivieri s’era lasciato andare ad un raid violento che si concludeva con due morti a Nicotera e tre feriti lievi in un bar di Limbadi. Una missione di sangue non portata a compimento perché l’elenco delle persone da eliminare, stando a quanto dichiarato dallo stesso Oliveri davanti al gip Gabriella Lupoli in sede d’interrogatorio, era ancora lungo. Tra gli obiettivi da colpire, oltre a Francesco Timpano, c’era anche il medico Pasquale Pagano al quale sarebbero state addossate presunte responsabilità sulla morte di un fratello di Francesco Olivieri. Il professionista nicoterese, all’epoca dei fatti in servizio nella guardia medica di Nicotera e oggi nel 118 di Vibo, dopo quanto accaduto domenica scorsa, è stato messo sotto protezione.
Intanto l’escalation criminale nicoterese è stata al centro di un incontro sulla sicurezza tenutosi in Prefettura ed al quale ha preso parte anche il viceprefetto Michela Fabio, membro della commissione straordinaria che gestisce l’ente comunale. Lo stesso prefetto Giuseppe Gualtieri, buon conoscitore delle dinamiche criminali che attanagliano il Vibonese, potrebbe adottare provvedimenti mirati a ripristinare la vivibilità del territorio nicoterese.
Di necessità di rendere sicure le spiagge calabresi parla anche Enza Bruno Bossio, parlamentare di Pd a cui parere «quanto successo a Nicotera Marina, con un uomo assassinato sotto gli occhi dei bagnanti per un regolamento di conti tra clan della ’ndrangheta, è un fatto di una gravità assoluta, che richiede una ferma condanna e una risposta seria da parte dello Stato». Proprio per questo «il ministro Salvini – prosegue – invece di perdere tempo ed energie per dare la caccia a qualche vucumprà e venditore di cocco, si occupi della vera operazione spiagge sicure, quella che dovrebbe avere come obiettivo il ripristino della legalità nelle nostre terre«.
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