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Il ponte simbolo divenuto spauracchio

Il ponte simbolo divenuto spauracchio

Poco meno di 500 metri per diventare un simbolo di Catanzaro, un arco slanciato che unisce le parti di un territorio dall’orografia complessa, prodigio ingegneristico degli anni ’60 oggi tornato ad essere un “sorvegliato speciale”. Il crollo del Ponte Morandi di Genova, sulla A10, ha infatti portato a far riaccendere i riflettori sulle condizioni del “cugino” calabrese, realizzato dallo stesso ingegnere Riccardo Morandi che sulle avveniristiche strutture sospese ha saputo “costruire” una brillante carriera internazionale.

Il ponte di Catanzaro, dal 2002 viadotto “Fausto Bisantis” (dal nome del presidente della Provincia che ebbe l’idea di realizzare la nuova via d’accesso alla città) presenta oggi il conto del tempo: dal 1962, anno della sua inaugurazione, ad oggi gli agenti atmosferici e le vibrazioni determinate da un uso sempre più intenso e da un traffico mutato nella sua tipologia e, soprattutto, nel suo “peso”, hanno portato alla comparsa di segni di degrado sempre più evidenti sui cavalletti che sostengono la carreggiata a tre corsie e poggiano sul grande arco a campata unica. Già da qualche banno la condizione del ponte veniva osservata con crescente preoccupazione da parte degli automobilisti che, pur percorrendolo quotidianamente, ne notavano il degrado senza dunque nascondere una buona dose di apprensione. Quello che si stava prefigurando come un lento declino non è passato inosservato agli enti responsabili. Già da un anno l’Anas ha avviato i lavori di risanamento, indispensabili per garantire una lunga vita al viadotto. Il punto è che i lavori possono contare su risorse che non arrivano da un finanziamento in blocco, tanto che, concluso il primo intervento sul II cavalletto a dicembre, a luglio scorso sono stati consegnati (alla ditta Alessi) i lavori per la seconda tranche di lavori, per un importo di quasi 800mila euro che dovranno essere conclusi entro il 27 gennaio.

Nonostante i lavori in corso, anche se dalla lunga tempistica, il tragico crollo avvenuto sul ponte autostradale di Genova ha subito riacceso i timori sulle condizioni del “Morandi” catanzarese, che in poche ore è tornato ad essere ripreso e immortalato come avveniva un tempo, quando era “giovane e forte”; soltanto che oggi gli scatti immortalano ben altra situazione: il calcestruzzo mostra i segni del degrado, con i ferri ormai esposti, non più protetti dagli elementi di copertura divenuti friabili e con un’armatura corrosa.

Da parte dell’Anas però giungono rassicurazioni senza neppure l’ombra del dubbio. In sostanza se ci fossero stati rischi per gli automobilisti il viadotto sarebbe già stato chiuso, e così non è, spiega il responsabile Calabria dell’azienda che gestisce le grandi vie di comunicazione pubbliche, Giuseppe Ferrara. Tesi che il dirigente Anas ribadisce quando spiega le ragioni delle limitazioni al traffico pesante (superiore alle 3,5 tonnellate) sul “Bisantis”, sottolineando che non si tratta di un problema di tenuta ma di una precauzione adottata per le fasi lavorative: «Le vibrazioni del passaggio dei camion creerebbero problemi a chi lavora e ne risentirebbe la qualità del risanamento». Ferrara evidenzia che il ponte è e resterà un vanto per Catanzaro: «È un bene da salvaguardare e da tenere in perfetta efficienza, con i lavori in corso, che dureranno un altro paio di anni, ne prolungheremo la vita». Quelli che gli automobilisti e i cittadini che lo attraversano a piedi vedono come segnali preoccupanti per le sorti della struttura altro non sono, afferma Ferrara, che segni causati dal «degrado corticale», dunque non tali da compromettere la stabilità e la sicurezza del ponte ma soltanto di intaccarne la parte più esterna e non l’ossatura portante. Sul fronte dell’adeguamento sismico, invece, ben poco si potrà fare se non un intervento di miglioramento, allo studio da parte di esperti dell’Unical.

Poche ore dopo la tragedia di Genova era intervenuto anche il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Catanzaro Gerlando Cuffaro, che aveva sottolineato la necessità di provvedere alla puntuale manutenzione delle grandi opere di ingegneria. Il professionista aveva altresì sostenuto che per il ponte di Catanzaro «l’unica costante cura deve essere rivolta nei confronti del controllo dei materiali, calcestruzzo e acciaio d’armatura, onde verificarne il naturale degrado; circostanza per la quale l’Anas sta già effettuando gli interventi manutentivi programamati». Cuffaro, aveva poi bollato come «superficiale» l’accostamento tra i ponti di Genova e Catanzaro solo perché progettati dallo stesso ingegnere.

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