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Marson para tutto: è uno dei "gioiellini" della Vibonese

La prossima partita giocherà da ex contro il Palermo: "Sono stato tre anni, ce l'ho nel cuore"

Marson (foto Us Vibonese)
Marson (foto Us Vibonese)

Il suo modello è Buffon ma dal punto di vista tecnico si ispira a Oblak dell’Atletico Madrid. Molto concreto e poco appariscente, Leonardo Marson è una delle grandi sorprese di questo inizio di stagione. Il giovane portiere friulano ha scalato tutte le gerarchie e si è preso il posto di titolare scalzando il più esperto Riccardo Mengoni appena Galfano gli ha dato la possibilità di mettersi in mostra. Già contro la Ternana aveva fatto intravedere qualità notevoli, a Teramo si confermato e contro il Bari è arrivata la definitiva consacrazione.  Marson ha parato un rigore ad Antenucci che non sbagliava dagli undici metri dai tempi della Serie A con la Spal e l’ultimo a neutralizzarlo è stato Samir Handanovic.

«In settimana lo avevo studiato – afferma il ventiduenne portiere della Viboneseed è andata bene. Dopo il pareggio di Bari mi hanno scritto in tanti e qualche tifoso del Bari si è anche arrabbiato ma sono prevalsi i complimenti».  Tutti si sono concentrati sul rigore ma il vero capolavoro di Marson è un altro. «La parata più bella – rivela – è stata la deviazione del tiro di Antonucci finito sul palo. Ho spizzicato la palla e se ne sono accorti soli i miei difensori e Antenucci».

Adesso c’è il Palermo, la sua ex squadra. In Sicilia Marson ha giocato dal 2015 al 2018 perdendo anche una finale al Viareggio contro la Juventus. Giocava con Pezzella e La Gumina che oggi sono in Serie A. «Palermo è stata una tappa importante della mia vita e non solo della mia carriera, ce l’ho sempre nel cuore. Un messaggio ai palermitani? Non so dirlo in dialetto: venderemo cara la pelle».

Oggi gioca in Serie C con un altro palermitano doc, Vincenzo Plescia, il bomber della Vibonese, l’altro gioiello rossoblù. «Siamo un bel gruppo e questa - sottolinea Leonardo Marson - è la prerogativa che ci contraddistingue. Viaggiamo tutti insieme verso lo stesso obiettivo, senza personalismi. Come dimostra l’abbraccio di domenica scorsa a Mengoni subito dopo il triplice fischio finale». Una sana rivalità che sta proiettando la Vibonese verso posizioni di classifica inimmaginabili a inizio stagione. «È stato un gesto bello, non scontato, ma rientra nella nostra ottica di gruppo».

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