Vincere il derby blindando di nuovo la porta di Fulignati. Per ripartire e restare in alto, uno dei primi e più ovvi obiettivi è di non prenderle. Dall’altro lato del campo il Catanzaro sa sempre trovare il momento e l’occasione per colpire, deve solo tornare a limitare le chance per gli avversari. Nelle ultime partite, al netto delle sconfitte, alcuni progressi ci sono stati: i risultati non hanno dato ragione a Vivarini, ma analizzando le reti segnate da Como (su rigore), Modena e Venezia, le colpe sono state più individuali che di assetto e sistema, più dovute agli episodi che a problemi strutturali. Delle squadre in zona playoff, i giallorossi hanno il più alto numero di gol subiti. Sono stati trafitti diciotto volte e la statistica - presa così com’è, in assoluto - lascerebbe un po’ perplesso chiunque visto che numeri simili (fra le diciassette e le venti marcature incassate) appartengono a chi sta in fondo alla classifica – Ascoli, Spezia, Lecco, Ternana – con la Feralpisalò fanalino di coda in tutto e per tutto (con ventisei). Però se si contestualizzano i gol che ha preso il Catanzaro ci sono vari motivi perché la prospettiva passi da mezza vuota a mezza piena. Partiamo dal bilancio complessivo: dieci di queste diciotto reti sono arrivate in quattro partite su tredici, cioè nelle quattro sconfitte maturate finora. La cinquina segnata dal Parma al “Ceravolo” è stata la batosta più evidente e dolorosa, allo stesso tempo si è rivelata una prima lezione da cui la squadra e Vivarini hanno imparato stringendo un po’ i bulloni. E infatti gli altri ko sono maturati di misura e per circostanze più… evitabili. Il “rigorino” da Var di Como ha fatto storia a sé, mentre i due a testa segnati dal Modena e dal Venezia non ci sarebbero stati con un pizzico di attenzione o malizia in più. Quelli contro gli emiliani, nati da un possesso perso dal Catanzaro a centrocampo e su una transizione all’ultimo minuto di recupero dopo la traversa di Ambrosino. Quelli in Veneto sono stati esiti diversi di situazioni molto simili fra di loro, cioè da transizioni a centrocampo degli avversari: il rigore procurato da un Fulignati avventato in uscita e i quaranta metri di incursione semi-solitaria di Johnsen. Insomma, volendo sintetizzare un po’, situazioni che l’anno scorso in C non esistevano per manifesta superiorità del Catanzaro e che ora sono sempre possibili perché l’equilibrio della B è un fatto unico (e riguarda tutte le partite, non solo quelle dei giallorossi). L’altro fattore che dà fiducia riguarda le gare chiuse a rete inviolata: Fulignati ne ha completate quattro (contro Cremonese, Spezia, Sudtirol e Feralpisalò), due in casa e due in trasferta, solo una in meno dei portieri che guidano questa speciale classifica (a cinque “clean sheet” sono in sei e fra di loro c’è il cosentino Micai). Quindi non è che ci siano tutti questi problemi lì dietro, anche perché per una squadra dall’anima “giochista” come il Catanzaro, che sta sempre alta e prova sempre ad attaccare, concedere qualcosa è fisiologico. Vanno solo registrati alcuni aspetti per svoltare di nuovo. Il ritorno di Scognamillo dopo la squalifica può aiutare, il lavoro che Vivarini sta svolgendo in questi giorni farà il resto. Il Catanzaro sarà pronto per il derby.