Sembrava una di quelle persone che mangiano troppo la sera della vigilia, al pranzo di Natale e anche a Santo Stefano: scarica e praticamente obbligata a riposare. Il Catanzaro che ha perso in casa della Reggiana ha aderito al clima delle feste. Questo ovviamente non incide sul giudizio complessivo di un girone d’andata meraviglioso: settimo posto con trenta punti in classifica, ben nove vittorie ottenute, cioè quasi la metà delle diciannove gare giocate benché ci si presentasse al tavolo del campionato come una semplice matricola. E questo solo per rimanere sul piano dei numeri, perché se si aggiunge quello del gioco, gli applausi aumentano, quindi nessuno all’interno della società o nello spogliatoio sta facendo drammi per il filotto negativo di tre sconfitte con cui si è chiuso il 2023. Insomma, quanto fatto finora è, insieme, punto di arrivo e di partenza, perché il trentello in graduatoria è una discreta clausola di sicurezza per lasciare lontana la bagarre di chi lotterà per la salvezza fino all’ultimo, ma è pure un bottino che fa venire l’acquolina in bocca: il club vuole provare a restare in zona playoff e non lascerà nulla di intentato pur di riuscirci. Facendo leva anche dalle risposte ricevute da Reggio Emilia e dalle partite precedenti, quelle contro il Brescia e ad Ascoli, oltre che da ognuno dei sette ko incassati nel torneo. La trasferta di Santo Stefano è la più recente, quindi ribadisce meglio gli aspetti in cui provare a migliorare. Il primo è che se un avversario si difende basso come la Reggiana, chiude bene gli spazi e nega la profondità, la squadra di Vivarini perde parecchia pericolosità: in Emilia è stata pressoché nulla da questo punto di vista, un po’ come era successo a Venezia, soprattutto nel secondo tempo. Il secondo è collegato al primo: in rosa manca “struttura”, cioè calciatori che sanno far valere il proprio fisico e, di conseguenza, aumentano le caratteristiche a disposizione. Che tornerebbero utili anche contro l’altro tipo di avversari che hanno causato difficoltà, quelli che pressano altissimo come il Como o l’Ascoli. Il resto riguarda i singoli. A partire dall’importanza di Pietro Iemmello, di cui proprio non si può fare a meno per le qualità tecniche e l’intelligenza calcistica. È vero che i giallorossi avevano già perso tre partite di fila con il capitano in campo, e non esiste la controprova che, con il numero 9 presente, quest’ultimo filotto sarebbe stato meno negativo. Però se c’è Iemmello le premesse sono sempre diverse. A Reggio Emilia Vivarini ha provato a sopperire alla sua assenza in altro modo, ma le scelte non hanno convinto (Sounas seconda punta, Biasci inizialmente in panchina). Non ha convinto nemmeno lo spostamento di Scognamillo sulla sinistra (Krastev comunque è stato sufficiente) per quella che è sembrata la bocciatura di Krajnc, entrato solo a metà ripresa, né il rilancio da titolare di Situm al posto di Katseris (il croato è evidentemente ancora indietro di condizione), né la prima da titolare di D’Andrea, che non ha sfruttato la sua chance. Queste due settimane abbondanti di stop paiono proprio un toccasana.