I suoi ambienti naturali: la Serie B e una squadra che gioca sempre a calcio. Non che a Crotone non lo facesse, però Jacopo Petriccione in C era uno spreco: per le qualità che possiede, perché è ancora nel pieno della carriera (compirà 29 anni la prossima settimana), è giusto che stia su un livello più alto. «Quando è arrivata la chiamata del Catanzaro ho pensato a tante cose, non era facile lasciare da capitano del Crotone, ma ringrazio la società per avermene dato la possibilità visto che, dall’altro lato, il progetto ambizioso e importante di questo club ha reso tutto più semplice». Il regista è stato una necessità del mercato invernale dettata dall’infortunio di Ghion: «Ancora non ho avuto il piacere di conoscerlo perché non è qui (si sta curando a Cesena, ndr), ma lo aspettiamo tutti, è forte, mi ha impressionato sia l’anno scorso che quest’anno». I due si somigliano molto per caratteristiche, tanto che Vivarini avrebbe voluto Petriccione già all’Ascoli nel 2018: «Mi ha detto poche cose, e cioè che secondo lui sono perfetto per il suo tipo di gioco. Io sono rimasto colpito dalla voglia che ha di dominare le partite, anche le più complicate, contro chiunque, questo è sinonimo di grande forza», ha spiegato il ventottenne nato a Gorizia, cresciuto da trequartista nelle giovanili del Cagliari, poi arretrato da Semplici alla Fiorentina: «Prima ero più dinamico, in viola mi hanno messo davanti alla difesa e tutto è venuto di conseguenza, adesso da play, mezzala o anche più avanti non c’è differenza, conta come si gioca», ha spiegato il ragazzo che da lontano sembra Modric, ma il cui idolo è Iniesta. Jacopo è arrivato in giallorosso il giorno prima della sfida con il Palermo: «Stadio pieno, atmosfera bellissima come il campionato, cose che hanno influito nella mia scelta». Contro i siciliani, lo Spezia e l’Ascoli, tre spezzoni con minutaggio crescente come le prestazioni (vedi assist del 3-2 sabato scorso). Fa tutto parte di un percorso di inserimento: «In teoria è complicato entrare in un gruppo che sta insieme da anni, ma è anche più semplice per gli aspetti che sono consolidati. E poi anch’io credo di essere perfetto per le caratteristiche del gioco del mister, che vuole sempre la palla a terra e lascia i centrocampisti nel cuore della manovra. Pian piano cercherò di capire al 100% cosa chiede». Di sicuro, oltre alle qualità, non gli mancavano le motivazioni: «Per me è stato più difficile scendere in C che salire in B. Tornare qui mi ha dato entusiasmo, avevo voglia di confrontarmi in una categoria che penso sia la mia perché l’ho sempre fatta». Sperava di tornarci già un anno fa col Crotone: «Il problema è che davanti c’era proprio il Catanzaro dei record». La stessa squadra che si sta confermando al piano superiore: «La rivelazione del campionato. Da neopromossa è normale che l’obiettivo primario sia la salvezza, è la cosa più importante e lo capisci dalla fatica che stanno facendo società con budget più grossi. Poi quando sei lì in alto è pure normale volersela giocare sempre, quindi poter affrontare i playoff sarebbe fantastico, sono la fase più bella di questo torneo». Contro il Sudtirol si può compiere un altro passo nelle due direzioni: «Ma mi aspetto una gara facsimile di quella con l’Ascoli», ha avvisato. Sarà battaglia e Petriccione è pronto. Forse anche per essere schierato titolare.