Sempre al comando dell’altro campionato, quello riservato a chi non ha l’ossessione della Serie A, ha risorse economiche non illimitate e va avanti con le idee, la progettualità – nel caso del Catanzaro anche il bel gioco – più che con i campioni pagati a suon di milioni e maxi-rose da ventidue titolari, che tra l’altro non partirebbero spacciate nemmeno al piano superiore.
È dall’inizio della stagione che è così: dopo le astronavi marziane volano le Aquile. Che ora sembrano aver passato il periodo di appannamento e sono in crescita. Certo, commettono ancora ingenuità che frenano, altrimenti il bottino in classifica sarebbe più ricco, però da qualche settimana hanno ritrovato la facilità di gioco e giocate che le ha riavvicinate alla loro versione, tremendamente efficace, della prima parte del torneo.
Il «divertiamoci» richiesto da Vivarini dopo il 2-2 con il Sudtirol vuol dire provare a essere di nuovo una mina vagante, la stessa che non aveva niente da perdere quando ha sbancato il “Barbera” o Marassi, ha strappato gli applausi del “San Nicola” o stravinto il derby. L’inserimento dell’ottimo Petriccione a metà campo e la crescita di Pompetti possono compensare a dovere l’assenza di Ghion: l’ex Crotone è un play della stessa pasta del compagno infortunato, l’altro sa fare un po’ tutto, dà completezza in un contesto nel quale Verna e Pontisso sono validissime alternative e il ritorno di Ghion – previsto a fine mese – può aggiungere lucidità nel rush finale del campionato.
Per come il Catanzaro ha rimesso in linea la partita di due giorni fa, il livello è abbastanza simile a quanto espresso in buona parte del girone d’andata. Altrimenti non avrebbe reagito con tanta tranquillità, senza frenesia, allo svantaggio incassato a freddo. Né avrebbe costruito con tanta facilità il suo fraseggio paziente, che sabato è stato sviluppato soprattutto sulle fasce per allargare le maglie difensive avversarie. Il 2-2 è un risultato bugiardo, perché il Sudtirol ha tirato tre volte in porta e il dato delle conclusioni complessivo è stato di 12 a tre per i giallorossi, che avevano avuto occasioni sullo 0-1 e ne hanno avuto ulteriori, pure clamorose, dopo il 2-1.
Come altre volte, è mancato il pugno che avrebbe spento la luce della sfidante, ma se in una giornata in cui non c’è stata gloria per gli attaccanti, l’hanno comunque trovata i difensori, significa che le soluzioni offensive sono aumentate. Brighenti ha capitalizzato l’episodio, è vero, ma è stato possibile grazie a uno schema preparato a tavolino.
La stessa preparazione che hanno trasformato in un fattore letale, nel giro di tre partite, Antonini e il suo metro e novanta abbondante: fino alla gara con l’Ascoli il pacchetto arretrato era rimasto a secco di gol, ora è a tre reti (due del brasiliano) in due uscite. È anche questo aspetto sinonimo di crescita. Cosa manca? Registrare la difesa alzando la soglia dell’attenzione per evitare di concedere ingenuità che vengono puntualmente sfruttate dagli avversari. Poi sì che il Catanzaro sarà quasi perfetto. E il divertimento potrà solo aumentare.
Il Catanzaro scopre i gol da dietro con Brighenti e Antonini
Contro il Sudtirol gli attaccanti giallorossi sono rimasti all’asciutto ma ci hanno pensato i difensori
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