È un antipasto dei playoff, perché se il campionato finisse un attimo prima di questa partita, Catanzaro e Cittadella si affronterebbero nei preliminari della post-season. La sesta in classifica nella tana della settima, differenza di appena tre punti. Al “Tombolato” è decisiva per gli avversari, ma conta pure per i giallorossi, che ci arrivano con la combinazione fra l’assenza di pressioni e la possibilità di aggiungere ulteriore croccantezza alla loro stagione: «Ogni partita può farci avverare un sogno e quindi ogni partita dobbiamo giocarcela alla morte per cercare di restare sopra la media e continuare a sognare», ha ammesso Vivarini. Alla morte, nel senso che proveranno in tutti i modi a risollevarsi dopo cinque sconfitte di fila, vale pure per i veneti. «Avranno il dente avvelenato, tireranno fuori applicazione, rabbia, l’aggressività che è la loro forza migliore, quindi dovremo essere pronti soprattutto su questo piano, farli calmare e tentare di colpire a modo nostro». Spada e fioretto insieme sono adatti in qualsiasi categoria, in B forse anche di più perché qui non esiste da nessuna parte la superiorità tecnica che in Serie A fa la differenza, né quella che proprio il Catanzaro esercitava l’anno scorso in C. «Il Cittadella è la classica formazione di B che sa perfettamente cosa fare in campo e ci renderà sicuramente la vita durissima», ha spiegato il coach rispondendo anche a una domanda sulla crescita, nella reazione alle avversità, delle Aquile: «Loro giocano molto sugli episodi, sui piazzati, sulle ripartenze, sulla densità in area di rigore, sono sempre difficili da affrontare, però siamo maturati anche rispetto all’anno scorso o all’inizio del torneo, più passa il tempo, più aumentiamo personalità e sicurezza». Da migliorare, naturalmente, è la tenuta del sistema difensivo, perché 36 gol presi sono troppi come le nove gare di fila con almeno una rete sul groppone: «La lacuna che ha compromesso diversi risultati, mancanze di attenzione in zone cruciali del campo, soprattutto nella parte più bassa. Ci lavoriamo da tempo, siamo sempre schierati e messi bene sotto palla, ci manca il quid caratteriale e nell’applicazione per fare tesoro dei tanti errori commessi», ha aggiunto il cinquantottenne abruzzese che non derogherà dai suoi concetti per un gol in più o in meno: «La nostra filosofia rimane la stessa, ci dà grandissima ricchezza». Chi gioca? Brighenti squalificato, Ghion infortunato (rientrerà in gruppo dopo il derby), Pontisso a casa perché ancora debilitato da una sindrome influenzale (ieri si è allenato a scartamento ridotto). In difesa riecco Veroli (Scognamillo al centro), qualche dubbio fra centrocampo e attacco: rispetto a sabato scorso Sounas invece di D’Andrea, Verna per far rifiatare Pompetti magari nell’ottica di una staffetta nella ripresa (anche con Petriccione), Ambrosino a portare per primo il testimone in attacco e poi passarlo a Biasci. Carne ce n’è e andrà progressivamente messa sul fuoco perché da oggi a domenica prossima tre sfide in otto giorni daranno spazio a quasi tutti: «Un paio di settimane fa abbiamo parlato con i calciatori proprio per dare molta più importanza a tutta la rosa. All’andata hanno giocato sempre gli stessi e abbiamo alternato meno, perché i giovani dovevano adattarsi al nostro pensiero e ci abbiamo lavorato tanto. Ora è giusto vengano presi in considerazione anche perché stanno rispondendo bene, hanno freschezza, esuberanza, qualità tecniche». Da sfruttare non solo dal via: «Le partite si preparano su chi deve subentrare, a volte è utile avere forza ed estro da sfruttare nella ripresa». O l’esperienza di uno come Donnarumma.