Spettacolare lo è sempre stato, quadrato e più solido è tornato a esserlo. La porta inviolata contro il Bari è il traguardo di un percorso su cui Vivarini ha ricominciato a lavorare dall’inizio dell’anno. Mai in questo girone di ritorno il Catanzaro aveva finito una partita senza subire gol. Nelle ultime dieci uscite ne aveva beccato sempre almeno uno, a volte anche al di là dei propri demeriti. Bisognava voltare pagina, anche perché si può mettere la mano sul fuoco che, per un perfezionista come il tecnico abruzzese, una striscia di battibilità difensiva così lunga non andava bene. Indipendentemente dal gioco e dai risultati ottenuti. Dai 2-0 a Cosenza e Pisa (ultimi clean sheet casalinghi prima di martedì) a quello sul Bari che ha impennato l’attesa per il derby e le ambizioni playoff, giustamente già alte, dei giallorossi. La difesa traballante e bucata in tre occasioni dal Lecco e dalla Feralpisalò? Superata. Quella che ha pagato la fisicità dell’Ascoli e del Sudtirol subendo quattro reti? Cresciuta. I pugliesi non saranno i più in palla del campionato, ma avevano comunque calciatori individualmente superiori, almeno sulla carta, eppure sono rimasti all’asciutto. È il lavoro che paga e i singoli che brillano, da Fulignati a Brighenti, da Antonini a Krajnc fino a Situm in una linea arretrata inedita. Il resto è stato il “solito” Catanzaro, che in ogni occasione in cui ha saltato la pressione avversaria con il fraseggio codificato e preparato a puntino, ha trovato a occhi chiusi i suoi riferimenti: Vandeputte, Iemmello, Ambrosino. E Petriccione, naturalmente, il manovratore d’eccellenza che ha ormai assunto in tutto e per tutto le consegne che prima aveva Ghion: «È stata una buona prestazione, abbiamo sofferto tutti insieme e dimostrato di essere un gruppo vero anche in fase difensiva, non solo per le qualità che mostriamo nel palleggio. Con questo atteggiamento possiamo fare grandi cose», ha detto il play. «Cerco di prendere la squadra per mano come mi chiede l’allenatore, ho sposato in pieno le sue idee fin da quando sono arrivato. Poi, in una categoria in cui ci sono giocatori molto forti come avversari, è sempre bello confrontarsi», ha aggiunto il ventinovenne acquistato a gennaio dal Crotone. È anche merito della sua visione di gioco se le Aquile hanno piazzato già a febbraio lo sprint per la salvezza, virtualmente acquisita con larghissimo anticipo: «L’obiettivo primario era quello, il più importante e difficile. Ora, una volta raggiunto, vogliamo divertire e divertirci, non abbiamo mollato e cercheremo di scalare posizioni perché quando sei lì vuoi giocartela fino in fondo. Abbiamo una gran bella classifica e adesso pensiamo al derby, vincerlo ci potrebbe trasportare in una nuova dimensione. È sempre bello giocarne uno, siamo pronti ad affrontarlo», ha sottolineato Petriccione, una delle voci di questa stagione che sta entrando negli annali del club per vari motivi. L’ultimo di questi motivi sono i gol segnati: solo nella B del 1960-61 (con 46) e nel 1977-78 (con 50) i giallorossi ne hanno fatti di più dei 44 dell’annata in corso. Ma con undici partite davanti quei primati dovrebbero finire presto nello specchietto retrovisore.