Un anno dopo niente è cambiato. La simbiosi fra squadra e tifosi è la stessa, le soddisfazioni ottenute sul campo sono simili, anche se la categoria è più prestigiosa e difficile. «È il momento più bello della mia carriera? Anche a Teramo avevo creato l’incredibile, ma a Catanzaro è successo qualcosa di ancora più grande».
Ascoltando Vincenzo Vivarini (intervenuto ad “Assist”, programma di Radio-Tv Serie A in collaborazione con Rds) è impossibile non pensare ai 10.000 di Salerno per la gara della promozione in B (19 marzo 2023, ieri tante celebrazioni social dei protagonisti), ai numeri da record di quella cavalcata (96 punti, 102 gol fatti, 30 vittorie e tanti primati individuali e collettivi) o alla meravigliosa annata che le Aquile stanno affrontando fra i cadetti. È tutto collegato in una città che alle sue famose tre “V” (vento, velluto e il santo patrono Vitaliano) spera di poterne aggiungere presto una quarta (ammesso che non l’abbia già fatto).
«Questo sabato siamo andati a giocare a Brescia e l’accesso allo stadio era vietato ai residenti della provincia di Catanzaro, ma nonostante tutto il settore ospiti era pieno, c’erano persone di Catanzaro che vivono all’estero», ha sottolineato il tecnico abruzzese, diventato poco meno di un mese fa l’allenatore più vincente nella storia del club (ora è quota 63). Vincente e veloce, oltretutto, considerando che è solo quinto per numero di panchine (103).
Al quarto posto lo precede di poco Auteri (107) in un accostamento e prossimo avvicendamento simbolico che regge sul piano del gioco (effervescente seppur in modi diversi) e del legame (praticamente un’adozione) con Catanzaro e i catanzaresi. Poi è ovvio che Vivarini, con i suoi trionfi, abbia già lasciato un segno molto più profondo del siciliano e continui a fare proseliti. Ma si tratta di una corrispondenza che è ha colpito anche lui: «I catanzaresi hanno amore per il gioco del calcio, c’è una manifestazione d’affetto nei confronti della squadra che ci spinge a fare sempre meglio. Il calcio è fatto di emozioni e trasporto, non è fine a se stesso e se hai quella passione dentro riesci a fare cose straordinarie – ha aggiunto –. Questo mestiere è complesso perché bisogna curare tanti aspetti, però quando riesci ad avere soddisfazioni del genere ti senti appagato di tutti i sacrifici».
L’ultimo di quelli ufficiali è stata la panchina d’oro della Serie C, la seconda in carriera dopo averla vinta col Teramo. Il riconoscimento a due anni (ora sono due e mezzo) di semina su una squadra che si fa riconoscere e strappa applausi dappertutto. E che, come ha sempre ammesso lo stesso Vivarini, è merito di tutti, dal club che ha dato tempo e stabilità, ai calciatori («forti») che allena: «Il gioco te lo dà il lavoro che fai in campo, le idee che trasmetti alla squadra. Non si può ottenere dall’oggi al domani, quando c’è continuità su un progetto tattico riesci ad avere anche una bellezza di gioco. Per me il calcio è divertimento, il tifoso deve vedere idee in campo, dalla costruzione allo sviluppo, dalla finalizzazione alla difesa. La Serie B è il campionato più bello al mondo, ci sono tante sorprese perché tutti possono battere tutti. Ne avevamo timore – ha concluso –, ma pian piano abbiamo preso forza e convinzione».
Catanzaro, un anno fa l’apoteosi B. Vivarini: "Abbiamo fatto qualcosa di grande, la città vive di calcio"
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