La firma è sempre di chi gioca e segna, quindi sul successo di Modena è normale risaltino i due gol di Iemmello o il suo tacco per Vandeputte, la prestazione da Fantacalcio (rete più assist) del belga, le prove difensive super di Scognamillo o Veroli, il farsi in quattro di Ambrosino o la furia lucida di Sounas, che da subentrato ha finito di stendere gli avversari. Però dietro gli esecutori è stato evidente (lo è sempre) il lavoro preparatorio del… mandante: se il Catanzaro sta completando un campionato straordinario, e continua ad avere a un tiro di schioppo anche il terzo posto, Vincenzo Vivarini ha tanti meriti. Insomma, al “Ceravolo” è validissimo il vecchio concetto del “si vede la mano dell’allenatore”: i colpi dei singoli decidono le gare, ma i modi in cui incidono sono sempre preparati a tavolino. Prendiamo il primo graffio del capitano al “Braglia”, al termine di un’azione che le Aquile hanno ripetuto diverse volte nei due anni e mezzo di gestione Vivarini: come spesso è accaduto, Vandeputte si è spostato al centro per aggiungere un’opzione in più all’uscita del pallone, di conseguenza i mediani del Modena si sono ritrovati nella loro zona un uomo (un problema) in più da marcare e il belga, imbeccato direttamente da Fulignati, non è stato contrastato a dovere (non poteva) ed è volato via. Lo stesso in occasione del raddoppio, quando Petriccione ha attratto la pressione avversaria, Iemmello si è abbassato per ricevere e sempre Vandeputte è stato lanciato centralmente nella prateria creata con movimenti sincronizzati che non si possono improvvisare. Anche il terzo centro con il pallone mosso velocemente da un attaccante a sinistra (Ambrosino), sponda a centro area (Sounas) e tiro dell’altro attaccante (Iemmello) è uno dei tratti caratterizzanti di questa squadra che non lascia nulla al caso. È la mano del coach e di chi gli sta al fianco, dal vice Milani a Del Fosco e Zambardi (molto più che semplici preparatori) fino al match analyst Carcarino, ultimo a entrare nello staff all’inizio di questa stagione. Modello. È il lavoro settimanale che permette certe cose e consente ai calciatori di trovarsi anche se fossero bendati. E non è un caso che il Catanzaro sia un modello per tecnici come Aquilani e Nesta, ma venga citato anche da uno che sta più in alto come De Zerbi. Non è un caso nemmeno che da un paio d’anni Vivarini sia chiamato “comandante” da molti tifosi delle Aquile: il collegamento con il Sarri di Napoli è abbastanza immediato e, in effetti, ci sta bene considerando il passato in comune dei due (Vivarini ne è stato collaboratore a Pescara e Sarri l’avrebbe voluto al Chelsea), la vocazione “giochista” e – sinceramente – anche la rivoluzione nella mentalità che l’abruzzese ha portato a Catanzaro come il toscano aveva fatto a Napoli. Ottenere 55 punti in 33 giornate di Serie B con mezza squadra che l’anno prima giocava in C non è da tutti, ma in particolare è qualcosa di unico o quasi il modo in cui questa i giallorossi si impongono – o comunque provano a farlo – in qualsiasi contesto. Mai un difetto di personalità perché sanno sempre cosa fare, che affrontino la prima in classifica o l’ultima, che giochino caricati dai diecimila del “Ceravolo” o in uno stadio ostile come potevano essere il “San Vito-Marulla”, il “Barbera” o lo stesso “Braglia” venerdì sera, dove c’erano sì 1.500 cuori calabresi, ma pure tredicimila voci emiliane: sono state ammutolite dal “mamma cinema” delle Aquile. Numeri. Le classifiche non mentono e confermano il trend positivo e in rialzo: il Catanzaro ha chiuso l’andata con 30 punti alla media di 1,57 a gara. Nel girone di ritorno, a cinque turni dal termine, i punti sono già 25 e la media ovviamente più alta: 1,78. È superiore anche la media dei gol realizzati: era di 1,47 nella prima parte del torneo (28 reti in 19 incontri), è di 1,78 adesso (25 in 14 uscite) a fronte di una media reti subite più o meno uguale, visto che Fulignati ne ha incassati 1,26 fino a fine dicembre, ora è a 1,21. Il Catanzaro è cresciuto e maturato: si nota a occhio nudo, i numeri lo certificano. E a proposito di numeri, Vivarini è a quota 194 punti in 92 partite di campionato (dunque escludendo Coppe, playoff e Supercoppa di C): la media nei tornei da tre punti della sua esperienza in giallorosso è di 2,10, naturalmente la più alta nella storia del club. Roba che spinge a sognare: «La Serie A? Catanzaro se la meriterebbe con tutto il cuore». Parola di comandante.