Il titolo sulla vittoria con il Venezia è di Fulignati: «Qui siam tutti matti». Vale quasi quanto il «Mamma cinema» di Vandeputte perché racchiude tutta la lucida follia di questo Catanzaro che non si accontenta di niente ed è capace di qualsiasi cosa, anche di compiere piccoli capolavori come il 3-2 sulla corazzata veneta che puntava alla A diretta. Quando il numero 1 giallorosso si rivolge allo smartphone degli addetti del club l’arbitro ha appena fischiato la fine, i suoi compagni sono ancora dall’altra parte, lo stadio è una bolgia e lui può godersi in solitudine il trionfo, con l’espressione soddisfatta ed eloquente di chi sogna a occhi aperti. In breve tempo si riunirà agli altri nel cerchio che da due anni celebra i successi (tanti) e si carica dopo le sconfitte (poche) e rappresenta l’altra faccia delle Aquile: matte sì, ma perché dietro hanno un lavoro e un’organizzazione maniacali, studiano alla perfezione gli avversari e sanno come colpirli: «I ragazzi ci credono e speriamo di mettere in difficoltà queste grandi formazioni nelle sfide che contano davvero», ha sottolineato dopo il match Vivarini. Telecomandati. È capitato tante volte che il Catanzaro segnasse con sequenze di passaggi molto lunghe, con diversi giocatori impegnati (in questo caso 10 su 11) e toccando quasi tutte le zone del campo: il gol di Pontisso dopo 5’ non fa eccezione. La palla parte dall’area piccola, da Fulignati per Petriccione, viaggia a destra sull’asse Scognamillo-Oliveri-Scognamillo e arriva a Sounas che la ridà a Oliveri, da qui verso Petriccione che smista a sinistra per Antonini; il brasiliano sale a centrocampo e appoggia a Pontisso, che allarga per Veroli e si fionda verso l’area avversaria; il terzino pesca al centro Ambrosino e da lì a Sounas, che dalla trequarti imbuca con una palombella l’autore della rete, un colpo di testa in tuffo bello e preciso (finisce all’angolino) quanto lo sviluppo della manovra: «L’avevamo preparata così per creare superiorità numerica sulla fascia e aprire la loro linea difensiva», l’analisi dell’allenatore abruzzese. Nessuno si sarebbe sorpreso se avesse mostrato il joystick fra le mani. Lezione. «Hanno variato gli aspetti tattici e le pressioni, però noi abbiamo risposto bene e avuto sempre la partita in mano», ha aggiunto Vivarini, che ha vinto il duello a distanza col collega Vanoli e aumentato il suo bottino giallorosso fino alla quota di 199 punti in campionato (fra C e B). In effetti, il Venezia ha usato l’arma del pressing alto, prima sui difensori, poi sui mediani, ma è sempre stato disinnescato, tanto che le Aquile hanno completato l’incontro con un possesso di circa il 67%. La superiorità numerica nell’ultima mezz’ora è stata ovviamente un fattore favorevole, però non riduce i meriti con cui il Catanzaro si è guadagnato il successo. Storia. Per una volta fa meno notizia la terza doppietta stagionale di Iemmello, splendido capitano arrivato a quota 15 gol, che l’apporto dei subentrati (il rigore decisivo se l’è procurato Donnarumma imbeccato da Stoppa) o la prova dei difensori. Il Venezia avrà pure segnato due volte su piazzato, ma era difficile non concedere niente al primo attacco della B e al suo bomber Pohjanpalo: «Io e Scognamillo abbiamo fatto un bel lavoro su di lui, ma questo significa che tutta la squadra ha svolto una grande fase di non possesso», il commento di Antonini. Solo nel 1970-71 il Catanzaro aveva vinto 17 partite nel torneo cadetto: è un record eguagliato. Chissà non riesca pure a ripetere quello che venne a fine campionato: dopotutto lo spareggio di Napoli col Bari cos’era se non un playoff del passato. Se sono «tutti matti» niente è impossibile.