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Catanzaro, stagione finita per Ambrosino. Il post amaro: "Testa e cuore saranno con i miei compagni"

La lesione muscolare alla coscia destra terrà l’attaccante lontano dai campi per 30-40 giorni. E per le Aquile è una perdita pesante

La bandiera bianca alzata da Giuseppe Ambrosino è stata la peggiore notizia che il Catanzaro potesse ricevere in questo momento. Col rischio che l’attaccante avesse finito la stagione il club, l’allenatore e lo stesso giocatore stavano facendo i conti dal weekend, quando la risonanza magnetica cui si era sottoposto il ventenne, venerdì, aveva dipinto un quadro dai tratti scuri e aumentato le preoccupazioni.
La società si è presa tutto il tempo possibile, però con quel genere di infortunio (lesione muscolare di secondo grado del semimembranoso della coscia destra con parziale interessamento dell’aponeurosi) non c’è niente da fare se non restare fermi 30-40 giorni. Quindi Ambrosino, ragazzo di Procida che il Catanzaro ha preso in prestito secco dal Napoli, i playoff sarà costretto a guardarli dall’esterno invece che viverli dall’interno, come avrebbe fatto e si era meritato giocando un girone di ritorno da protagonista. Il colpo da dietro ricevuto contro il Venezia è costato carissimo a lui e alle Aquile.
Il peso. Per Vivarini non è stato uno scherzo rinunciare a Ghion e D’Andrea, gli altri due che hanno chiuso prima per infortunio (muscolare il primo, a un ginocchio il secondo), tuttavia il play era già stato sostituito molto bene da Petriccione (sarebbe stato un jolly prezioso, ma non più un titolare fisso), mentre il secondo dava fantasia e qualità nell’uno contro uno, però non era ancora riuscito a incidere come ci si aspettava.
Ambrosino, al contrario, da più di due mesi era un punto di riferimento sul fronte offensivo grazie a un mix di caratteristiche che non possiede nessun altro degli attaccanti giallorossi: la capacità di far salire la squadra che in lui trovava una sponda sicura, la bravura nel proteggere il pallone spalle alla porta (quanti falli che ha incassato), la qualità nella manovra abbinata a visione di gioco e letture intelligenti, l’esuberanza fisica che gli aveva permesso di tenere testa senza troppi problemi anche a difensori extra-large come quelli di Cremonese e Venezia, che infatti non hanno rinunciato alle cattive maniere.
Biasci ha segnato più del triplo (10 gol a tre) e Donnarumma ha 13 anni di esperienza in più, in termini di ricerca della profondità forse tutti e due danno ancora maggiori garanzie dell’under 21 che quest’anno è stato anche promosso fra gli azzurrini di Nunziata, ma né l’uno, né l’altro possono garantire quel tipo di lavoro sporco che si sobbarcava Ambrosino, non a caso titolare in 10 delle ultime 13 partite (Ternana esclusa). Hanno altre doti e su quelle dovrà puntare Vivarini nei playoff.
Il saluto. Peppino, come chiamano Ambrosino nello spogliatoio, è tornato a Napoli ringraziando i tifosi su Instagram: «Questo post era l’ultima cosa che avrei voluto fare. Avrei preferito sudore e dedizione, ciò che ho sempre cercato di lasciare in campo in ogni minuto giocato. Il minimo per il calore e la forza che voi splendidi tifosi mi avete trasmesso in qualsiasi momento. Non potrò farlo con le gambe, ma testa e cuore saranno con i miei compagni, ormai la mia famiglia, certo che ce la metteranno tutta per terminare al meglio questa fantastica annata».

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