Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 23 Novembre 2024

Il Catanzaro sulla giostra dei sogni. Il tecnico Vivarini: "Cremonese favorita, ma siamo 11 contro 11, crediamoci"

È sempre la vecchia storia di Davide contro Golia, cioè di un outsider nettamente sfavorito che affronta uno apparentemente destinato a vincere. Catanzaro-Cremonese, semifinale d’andata dei playoff per la Serie A, si può inquadrare in questo modo. Da un lato c’è la matricola appena arrivata dalla C che ha fatto più di quanto avrebbe dovuto, salendo fino al quinto posto e portandosi a quattro partite dalla promozione: un’intrusa fra club che hanno speso almeno tre volte di più. Dall’altro c’è una delle corazzate del torneo, costruita per tornare subito nel posto da cui è venuta, la massima categoria. Da una parte c’è un capitano (coraggioso), Iemmello, che cerca riscatto per sé e per un popolo, dall’altra gente abituata a frequentare palcoscenici più prestigiosi, da Vazquez a Coda. Su una panchina siede un allenatore che partite del genere se l’è dovute guadagnare col sudore di una gavetta lunghissima, Vivarini, su quella opposta un collega che in A è andato due volte e conta di tornarci una terza, Stroppa. In teoria, le Aquile sono spacciate, ma se c’è una cosa che insegna come tutto sia possibile è proprio quella vecchia storia di Davide contro Golia. Il favorito che sembra imbattibile in realtà non lo è mai. E da una squadra che incanta da due anni e non più tardi di tre giorni fa ha scritto un’altra pagina epica, rimontando il Brescia, è lecito aspettarsi di tutto. Anche di sovvertire nuovamente un pronostico e un regolamento che la vedrebbe fuori con due pareggi fra stasera (“Ceravolo” verso il soldout con 10.642 spettatori) e il ritorno di sabato prossimo allo “Zini” (dove i 2.400 posti del settore ospiti sono finiti in un quarto d’ora). Comandante. Vivarini crede nell’impresa: «Nel calcio non esistono dei valori assoluti, non sempre vince chi ha i migliori giocatori, contano anche la forza delle idee e del cuore», spiega il tecnico abruzzese, riportando tutti alla magica rimonta sul Brescia e alle tante perle regalate ai tifosi in questo campionato. «Secondo me la Cremonese partirà molto forte, è una società che l’anno scorso stava in A, ha giocatori di esperienza e spessore, ma penso la sentiranno anche loro questa gara e, per fortuna, in campo avranno solo undici calciatori, proprio come noi». Nella stagione regolare i due scontri diretti sono finiti 0-0. L’ultimo, a Catanzaro, è di appena un mese fa: «La Cremonese difende in modo diverso da tutte le altre, quindi noi in quella sfida ci siamo adattati affrontandola in modo diverso. Per esempio, noi siamo abituati ad avere tanto possesso palla, però con loro non si può fare, di conseguenza in quell’occasione abbiamo abbassato un po’ il nostro baricentro perché era lì che si trovavano gli spazi», sottolinea il coach 58enne. I giallorossi sono primi per possesso e precisione dei passaggi, la Cremonese è subito dietro: sarà battaglia per controllare il gioco. «Mi aspetto si esprima con molta aggressività uomo contro uomo, ci farà la guerra a non finire», avvisa ancora Vivarini. Condizioni. Fra le incognite per le Aquile ci sarebbe lo stato di forma, dopo i 120’ abbondanti di sabato: «In questi due giorni abbiamo solamente recuperato le energie, i supplementari con il Brescia non ci volevano, ma sono sereno perché tutti quanti ci teniamo tantissimo, le forze ci sono e, in campo, si tratterà di mettere in pratica il lavoro di un anno», ancora l’allenatore. Che sul piano della forza caratteriale va sul sicuro, anche da parte di elementi ritrovati come Donnarumma e Brignola: «Ho sempre creduto un po’ in tutti e adesso sono pienamente recuperati anche loro due». Tra l’altro, può non essere uno svantaggio completo avere meno pressioni della Cremonese, favorita dal regolamento, ma obbligata a passare il turno per costituzione: «Con il Brescia non abbiamo giocato bene come al solito per la tensione causata da ciò che c’era in palio, questo aspetto lo possono avvertire anche gli avversari. Ed è certo che se faremo ciò che sappiamo, potremo giocarcela fino alla fine».

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