Lo scontro adesso è totale, perché se una società convoca in sede i propri tesserati, e questi non si presentano, i margini di ricomposizione di una frattura si riducono inevitabilmente ai minimi termini, se non scompaiono del tutto. È quello che sta succedendo fra il Catanzaro, Vincenzo Vivarini e i suoi quattro collaboratori: una coda giudiziaria che sarebbe stato meglio evitare si sta avvicinando inesorabilmente. Nella serata di lunedì, dopo una giornata di contatti diplomatici fra il dg Paolo Morganti e il procuratore del tecnico - e in parallelo una telefonata fra i presidenti Floriano Noto e Maurizio Stirpe (del Frosinone) - il club giallorosso ha convocato con pec ufficiali il cinquantottenne abruzzese, il suo vice Andrea Milani, i preparatori Maurizio Zambardi e Antonio Del Fosco (il match analyst Massimo Carcarino è invece l’unico in scadenza). L’invito – di fatto un obbligo – era di presentarsi entro il tardo pomeriggio di ieri in via Gioacchino da Fiore, negli uffici della società: non avendo raggiunto l’accordo nei giorni precedenti, la convocazione non era ovviamente finalizzata alla risoluzione dei contratti (non avrebbe avuto senso), ma ad alcuni adempimenti burocratici. Considerato il poco preavviso (ventiquattr’ore) nessuno si è presentato a Catanzaro: Vivarini e Del Fosco sono fuori città come Zambardi, che è in Trentino per uno stage di formazione per giovani portieri; non si è fatto vedere neanche Milani, che sta trascorrendo le sue vacanze a Soverato e, almeno fino a domenica, ha frequentato la costa ionica. Distanze chilometriche a parte, concretezza o meno degli impedimenti, non presentarsi in sede è una scelta pianificata dai diretti interessati, così come lo è stata la convocazione partita da via da Fiore. La domanda è cosa succederà adesso. Intanto sono partite nuove lettere ufficiali che spostano la scadenza al tardo pomeriggio di oggi. Al di là di tutto, è chiaro che questi ultimi avvenimenti non rasserenano il clima: se prima le parti avevano ricominciato a parlarsi, non è detto lo facciano più, anche perché il 30 giugno si avvicina e, a questo punto, non è da escludere che il primo luglio, giorno di apertura della nuova stagione, Vivarini e lo staff propongano le dimissioni o chiedano – allora sì – la risoluzione. Dopotutto ci sarebbe il Frosinone che li aspetta: lo farà ancora a lungo? Però non è scontato nemmeno che il Catanzaro lasci passare questi quattro-cinque giorni senza fare altro. Il presidente Noto, probabilmente, non si aspettava di vedere i tesserati in sede, tuttavia questa circostanza gli dà forse modo di aggiungere un ulteriore capitolo alla vicenda, magari prendendo la strada del deferimento al Collegio arbitrale della Serie B per inadempimenti da parte di chi è ancora oggi un dipendente del Catanzaro. Venisse confermata questa che è più di un’ipotesi, si capirebbe benissimo quali fossero «le sedi opportune» minacciate dallo stesso patron due settimane fa: non un tribunale, ma un’istituzione che gli somiglia parecchio. E sarebbe dunque vicino l’epilogo di un racconto che non è più fiaba, ma può presto diventare cronaca giudiziaria.