Un tempo, forse cinque o dieci minuti in più che non vanno buttati via. Al netto degli errori difensivi che hanno influito sul risultato (due dei quali individuali), dell’assenza di alternative fra infortuni e mercato ancora da completare, e del ritardo di condizione fisica, particolarmente evidente rispetto a un avversario di Serie A che ha cominciato con dieci giorni di anticipo.
Una parte della tifoseria vede già buio, ma il Catanzaro è ancora un cantiere e in campionato sarà diverso – si spera più forte – di quello battuto a Empoli 4-1. Tra l’altro con lo stesso punteggio dei trentaduesimi di finale giocati l’anno scorso a Udine, quando pure erano stati sollevati alcuni dubbi sull’effettiva consistenza di una squadra che poi avrebbe finito il campionato al quinto posto. Senza fare paragoni che lasciano sempre il tempo che trovano, tantomeno sul piano di un gioco che è irripetibile, Caserta ha parecchie attenuanti.
A partire dagli acciacchi che ne hanno limitato le risorse: Compagnon fuori per un problema all’adduttore sinistro e Brignola per il colpo alla caviglia subito nell’amichevole contro il Cagliari hanno privato il tecnico di elementi da schierare sulle fasce. Volpe e l’adattato Pagano hanno fatto il loro dovere finché ne hanno avuto, però il primo rende meglio quando può muoversi da sinistra verso il centro per sfruttare il destro (e comunque non può essere lui il titolare, almeno non ancora), mentre l’altro è uno che dà il massimo per vie centrali. Iemmello poco incisivo? Il capitano ha abituato tutti a carburare un po’ più lentamente degli altri, così come non si può buttare la croce addosso a Biasci, uno che colpisce se messo nelle condizioni ideali e quando la squadra – tutta – gira al massimo dei giri, anche se questa tappa sembra ancora lontana.
Il buon primo tempo sottolineato da Caserta meriterebbe fiducia, perché dopo aver incassato l’1-0 il Catanzaro ha reagito immediatamente, pressato alto ed è anche riuscito a esprimersi discretamente bene: Petriccione e Pontisso che si abbassavano a turno fra i centrali difensivi, i terzini alti con la trazione anteriore (ma Situm è chiamato a dare di più) pur scontrandosi con l’assenza di esterni offensivi nel loro ruolo, un atteggiamento generale coraggioso e per niente rinunciatario, anche se con delle lacune.
La ripresa, con la squadra chiaramente sulle gambe dopo il 3-1, fa poco testo, così come poco testo fanno gli ingressi nell’ultima mezz’ora di gioco, da Pittarello a Pompetti fino a Turicchia. Insomma, c’è una base su cui lavorare per migliorare e completarsi, tuttavia il campionato incombe e chi arriva al “Ceravolo” fra sei giorni – il Sassuolo – impone un surplus di attenzione e freschezza atletica. Su questi aspetti dovrà intervenire con particolare incisività Caserta, che aveva messo le mani avanti sui carichi di allenamento calibrati alla settimana successiva. Basterà? Forse no, ma dare per spacciata una squadra che ancora ha bisogno di rinforzi (e saranno almeno quattro) non conviene. Serve un po’ di pazienza da una parte (quella dei tifosi) e olio di gomito dall’altra (cioè dalla società sul mercato e da staff e calciatori sul campo). Ma il Catanzaro si farà.
Il Catanzaro è ancora un cantiere aperto. Caserta già studia i correttivi
La debacle di Empoli ha messo in luce i limiti dell’organico e il ritardo di condizione fisica
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