Quando il portiere è il migliore in campo in una partita persa vuol dire che tante cose non vanno come dovrebbero. Il significato più profondo della sconfitta di Cesena (2-0) è che c’è ancora molto su cui lavorare. Allo stesso tempo vuol dire anche che questo lavoro va completato in fretta perché non si può trasformare in un alibi. Il mercato chiude stasera a mezzanotte e darà a Caserta un altro paio di rinforzi, ma gli elementi per provare a giocare il calcio che ha in mente ce li avrebbe già: l’allenatore è arrivato al “Ceravolo” parlando di 4-2-3-1 come modello base, è il momento di provare a metterlo in pratica lasciando da parte un 3-5-2 che nelle prime due gare si è rivelato una coperta buona a metà – bene in fase difensiva, meno in quella offensiva – mentre nella partita in Romagna è stata del tutto inadatta. Il campionato è appena iniziato e il tempo per rialzare una classifica che non rispecchia il valore della squadra c’è, però bisognerebbe per prima cosa avere più coraggio, a partire dalla panchina. Il segnale deve arrivare da lì. La palla che ha perso Iemmello da cui è nato il primo gol è da far cadere le braccia, il secondo è stato il frutto di un errore generale e dei singoli nella linea arretrata. Sono entrambi emblematici, perché il Catanzaro in Romagna è stato battuto su ogni piano: atteggiamento, intensità, ritmo, corsa, tecnica, strategia e tattica. L’unica vera chance creata (Ceresoli nel finale del primo tempo) è stata la miseria che segnala un grosso problema: si fatica ad arrivare alla conclusione. È l’esito naturale di una premessa ugualmente evidente: la manovra non gira e si riduce a banali e prevedibili lanci lunghi verso il centravanti, per niente efficaci perché diventano facile preda degli avversari. Possibile che il pressing alto praticato dal Cesena, così come quello della Juve Stabia tre giorni prima, annulli qualsiasi altra possibile traccia in campo? Il 3-5-2 usato finora è stato dettato dall’emergenza all’esordio: contro il Sassuolo era lo schieramento più razionale per gli elementi a disposizione in quel momento. Ora l’emergenza non c’è più e continuare su questa strada sembra non portare a nulla: il Catanzaro di Cesena è stato improduttivo sulle fasce, sovrastato a centrocampo, annullato in attacco con una punta troppo isolata (Pittarello, ma la stessa sorte era toccata a Biasci nella sfida precedente) mentre l’altro (Iemmello) tutto ha fatto tranne che la punta, sprecando le sue qualità. L’organico è costruito per giocare a quattro dietro, quindi il sentiero da seguire è chiaro. Nell’ultima mezz’ora, con Turicchia terzino destro (anche se è un mancino) e Seck e Volpe esterni alti, i giallorossi sono sembrati almeno più equilibrati, nel senso che coprivano meglio il campo, ma andrebbe cercata una controprova con un’avversaria che non aveva l’esigenza di abbassare il proprio baricentro come il Cesena sul doppio vantaggio. Cosa salvare quindi della prima trasferta stagionale? Niente, se non le parate di Pigliacelli, il migliore fra i suoi, e la dura lezione subita. A patto di assimilarla immediatamente. Domenica si torna al “Ceravolo” per affrontare la terza neopromossa di questo poker iniziale del torneo, la Carrarese di Antonio Calabro. Per fortuna o purtroppo dipende da come reagirà il Catanzaro al primo ko.