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Il Catanzaro trova rifugio nella difesa. Ma c’è tanto altro su cui lavorare

In mancanza di un gioco convincente e continuo, acquisire sicurezze nella retroguardia è un fattore da non sottovalutare

Una difesa che non prende gol è sempre una buona notizia. Soprattutto quando ci riesce in una partita in cui l’avversario prova ad assaltarla dall’inizio e con un’aggressività unica in Serie B. Nello 0-0 di Cittadella la tenuta del pacchetto arretrato, la porta inviolata di Pigliacelli, le poche occasioni concesse rientrano fra le voci da spuntare con il pollice all’insù.
Chiaramente non bastano, si può sempre migliorare e anche in Veneto il Catanzaro non è stato esente da problemi, soprattutto in avvio, quando più forte era la pressione avversaria, ma da qualche parte bisogna partire e quello di sabato scorso è un punto di ripartenza. Un passo avanti dopo le amnesie costate reti evitabili a Cesena e con la Carrarese. In mancanza di un gioco convincente e soprattutto continuo, poter contare su una linea difensiva che comincia ad acquisire maggiori sicurezze non va sottovalutato. Non è stato nemmeno banale che Pigliacelli, nell’ultima uscita, non abbia dovuto compiere miracoli. Anzi, escluse un paio di transizioni insidiose, comunque disinnescate dai suoi compagni, soltanto la traversa colpita dai veneti su calcio d’angolo (di per sé una situazione episodica) ha fatto tremare il portiere giallorosso, al secondo clean sheet del campionato. Indicativo, oltretutto, che la porta sia rimasta immacolata nella prima gara del torneo in cui Caserta ha scelto di passare alla difesa a quattro. È vero che tre elementi su quattro erano reduci della scorsa stagione (Situm, Brighenti e Antonini), dunque hanno potuto sintonizzarsi più facilmente su frequenze conosciute, però una cosa è piazzarsi con tre centrali e due “quinti” che ripiegano in fase di non possesso, com’è successo in tutti gli incontri prima della sosta, un’altra farlo con i due centrali e i due terzini di Cittadella: Bonini, piazzato a sinistra, è un centrale naturale pure lui, ma le funzioni assolte sono state quelle di un laterale vero e proprio. Insomma, il quartetto ha funzionato e promette di crescere ancora sia sul piano generale, che su quello individuale.
A proposito di Bonini, finora si è rivelato uno dei migliori di tutto l’organico, di sicuro il più efficiente dei nuovi arrivati. È stata una sorpresa fino a un certo punto, considerando l’esperienza maturata in C e l’interesse che aveva suscitato, in estate, in altri club cadetti come Bari e Sudtirol. Però il modo in cui sta confermando le attese è da applausi.
Gli stessi che merita il “vecchio” Brighenti. Ad agosto ha compiuto 35 anni, è il più anziano della compagnia e sinceramente non ci si aspettava di vederlo, in queste prime giornate, come titolare inamovibile: fino a questo momento Nicolò non ha sbagliato quasi niente e, diverse volte, è risultato fra i più bravi, in difesa e in squadra. Uno della sua esperienza, che riesce ancora a giocare così, è un valore aggiunto per un reparto che può comunque contare su un calciatore completo come Antonini e un altro elemento di spessore come Scognamillo.
Il Catanzaro non avrà ancora un gran gioco, ma può costruirlo poggiando su una difesa che sembra avviarsi sul sentiero della solidità. L’anticipo con la Cremonese dirà se i segnali positivi di Cittadella sono costituzionali o ancora transitori.

 

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