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Il Catanzaro paga care le partenze timide

In svantaggio in tre partite su sei, i giallorossi non sono mai riusciti a ribaltare il risultato

Per provare a invertire la rotta, il Catanzaro deve evitare di trovarsi sempre a rincorrere. In campionato è capitato in metà delle partite, tre volte su sei: sono tante, probabilmente troppe anche perché non ha mai avuto la forza per ribaltare interamente il tavolo. Doversi ripetere a Salerno potrebbe rivelarsi esiziale.
Se si esclude Cesena, dove alle sberle rifilate a Pigliacelli non è seguita reazione, Iemmello e compagnia hanno spesso reagito senza però trovare lo spunto decisivo, non a caso sono ancora a secco di gol nell’ultima mezz’ora di un incontro (la Salernitana, al contrario, ne ha siglati ben cinque). Si tratta di tre limiti collegati: l’approccio insufficiente o le difficoltà tattiche da un lato, l’incapacità di sovvertire del tutto un risultato dall’altro. La sfortuna c’entra e spiega, ma solo in parte.
Per esempio nell’incontro con la Cremonese, l’ultimo disputato: il gol incassato a freddo dopo una manciata di minuti, un cross di Castagnetti che si è trasformato – fortuitamente – nella conclusione vincente degli avversari. Ma in quel primo tempo è stato anche innegabile il dominio dei lombardi, che hanno avuto tre o quattro occasioni per chiudere i conti anche dopo il pari di Compagnon: fino all’intervallo nei padroni di casa qualcosa evidentemente non andava. È altrettanto innegabile che nella ripresa il Catanzaro, con un nuovo assetto, abbia provato più della Cremonese a vincere, ma non c’è riuscito (e alla fine è stato beffato).
La prima squadra a mandare in apnea i giallorossi era stato il Sassuolo, big per eccellenza del torneo: gol di Mulattieri al 38’ del primo tempo e rincorsa premiata dal pari di Pontisso. Con gli emiliani non c’è stata l’inferiorità iniziale mostrata con la Cremonese, sfidante di pari livello della formazione di Grosso, né contro la molto più abbordabile Juve Stabia, che per una cinquantina di minuti ha fatto il bello e il cattivo tempo al “Ceravolo” nella seconda giornata. In quell’occasione Caserta è stato salvato da un gol annullato – su segnalazione del Var – per una mezza gamba in fuorigioco: dopo quello scampato pericolo è scattare una reazione che si è infranta sui legni, sulla bravura del portiere altrui e sull’assenza della lucidità necessaria per prendersi l’intero bottino.
Cesena, alla terza giornata, è stata la prova peggiore: Aquile molli fin dall’inizio, romagnoli in vantaggio dal 18’ del primo tempo e in controllo prima e dopo il raddoppio in avvio di ripresa. Una prestazione sciagurata che forse ha contribuito alla brillante vittoria del turno seguente, l’unica stagionale, contro la Carrarese, comunque nettamente inferiore rispetto ai giallorossi.
Sembrava fosse la scintilla per cambiare marcia, invece si è rivelata una parentesi, perché quindici giorni dopo il Cittadella ha dominato tutto il primo tempo (anche se senza segnare). La Cremonese, venerdì scorso, è stato l’ultimo episodio di un ciclo che Caserta spera di chiudere domenica: sbagliare approccio all’Arechi, essere molli in uno stadio caldo come quello salernitano, contro una squadra che ha raccolto poco, ma gioca molto bene e ha tantissima qualità, vorrebbe dire farsi male da soli prima ancora che lo facciano gli avversari.

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