Non è sufficiente e di sicuro non soddisfa il palato dei tifosi, abituati a due anni di “mamma cinema” e a una squadra che pensava soprattutto a darle molto più che a non prenderle, ma pure a Salerno il Catanzaro ha dimostrato che almeno la difesa funziona a dovere. Sette partite sono un periodo troppo breve per avere la dimensione dei valori assoluti di qualsiasi squadra, però servono a segnalare una tendenza, quindi i sei gol incassati finora e il reparto arretrato meno battuto della Serie B, insieme al Palermo, cominciano a essere indicativi. L’attenzione che Caserta sta dando alla fase difensiva porta qualche risultato: parziale di certo, perché la coperta è sempre corta e si segna col contagocce, però un punto su cui fare comunque affidamento se si vuole pensare che non tutto sia da buttare. Dopo le prime gare di rodaggio, in cui sono arrivate sberle evitabili come le due di Cesena o quella con la Carrarese (la grande azione che ha portato in rete il Sassuolo fa storia a sé), Caserta ha fortificato la porta di Pigliacelli ricavando solidità sul piano individuale e su quello generale: dopo la sosta il Catanzaro ha avuto difficoltà solo nel primo tempo con la Cremonese, ma prima e dopo ha concesso poco. Ha costruito anche meno, ma non è questo il tema sul tavolo. Prendiamo per esempio l’incontro con la Salernitana. I campani hanno i loro problemi, ma fino a domenica scorsa avevano sempre creato tanto: contro il Catanzaro non ci sono semplicemente riusciti, non solo per demeriti loro, nemmeno quando le Aquile hanno abbassato troppo il proprio baricentro (le due chance nel finale sono state episodiche). In fase di non possesso, i giallorossi sono stati molto più corti e compatti di quanto non lo siano stati in quella di possesso. Tra l’altro l’alfiere di questa efficacia è Brighenti, cioè l’uomo più inatteso se pensiamo alla sua carta d’identità (ha 35 anni) e al fatto che nell’ultimo torneo avesse perso il posto da titolare – dopo un ottimo girone d’andata – in favore di Antonini. Per ora, quando Caserta deve scegliere gli undici di base riparte anche da lui, sono gli altri a doversi contendere un posto. Il vicecapitano è rimasto in panchina soltanto a Cesena, quando gli è stato preferito Scognamillo, poi è rientrato nella formazione base e non ne è più uscito, tanto che a Salerno Antonini ha dovuto far spazio a Scognamillo. L’altro intoccabile del quartetto difensivo è invece Bonini, centrale di piede mancino (roba rara) che l’allenatore schiera da terzino sinistro con risultati lusinghieri: non ha il passo degli esterni puri, ma sa proporsie risalire il campo oltre a essere sicuro nella fase di non possesso. Bonini esegue, più o meno, le stesse funzioni di Veroli un anno fa, schierato in quella posizione per cambiare schieramento quando i giallorossi si spalmano con il 3-5-2: se poi convenga continuare a cambiare modulo a gara in corso, invece che dare riferimenti più costanti ai giocatori, questo è un altro paio di maniche. Situm e Cassandro da laterali a destra hanno fatto il loro ma possono crescere, Scognamillo a Salerno ha smacchiato la prestazione opaca di Cesena ricordando quanto sia affidabile, Antonini sta garantendo meno sicurezze di un anno fa, ma non si discute nemmeno lui. I problemi di Caserta sono tutti davanti, dietro ha decisamente meno pensieri.