Nove partite fra Coppa Italia e campionato, otto formazioni diverse per assetto tattico e interpreti. Tanti cambi (troppi?) e non solo per necessità. Quando si parla di mancanza di identità per spiegare i motivi dell’avvio a rilento del Catanzaro, ci si riferisce proprio a queste variazioni.
L’organico numeroso può essere una ricchezza perché garantisce abbondanza di caratteristiche, quindi di soluzioni, ma in un contesto ancora da definire può forse risultare controproducente. Va detto che Caserta c’entra fino a un certo punto: le scelte le fa lui, è vero, ma a inizio stagione è stato costretto a variare causa emergenza fra infortuni, squalifiche e mercato ancora da concludere.
Il suo primo Catanzaro ufficiale è quello di Coppa a Empoli, schierato con un 4-2-3-1 protagonista di un buon primo tempo, ma che cala fisiologicamente nella ripresa (c’erano effettivamente poche alternative, in alcuni ruoli nessuna) contro una delle squadre partite meglio in Serie A: 4-1 per i padroni di casa.
Rispetto all’undici in Toscana, otto giorni dopo in campionato il modulo è il 3-5-2, le differenze in distinta due: Antonini invece di Scognamillo, Ceresoli per Volpe. La risposta contro il Sassuolo – per gioco e risultati – è buona e confortante: 1-1 dopo essere andati in svantaggio, niente da addebitare alle Aquile. Non a caso Caserta ripropone lo stesso schieramento – modulo e interpreti – nella gara successiva con la Juve Stabia, che finisce 0-0 dopo 50’ di matrice campana, ma pur una mezz’ora abbondante di pressione nell’area altrui (tre legni colpiti) e un paio di interventi decisivi del portiere avversario.
A Cesena, per l’infrasettimanale di tre giorni dopo, qualche variazione è naturale: resta il 3-5-2, Cassandro prende il posto di Situm a destra, Pompetti quello di Pontisso in mezzo, Pittarello rileva Biasci, solo che in Romagna inizia a scricchiolare la baracca visto che la squadra perde 2-0 e non è mai in partita. Sembra comunque un incidente di percorso, 96 ore dopo il 3-5-2 giallorosso presenta Pontisso al posto di Pagano, Situm a sinistra invece di Ceresoli e Biasci di nuovo al fianco di Iemmello: Carrarese dominata per la prima – e finora unica – vittoria di Caserta (3-1).
La sosta che segue ha la funzione di un tappo che non vuole saperne di saltare: il mercato aggiunge gli esterni offensivi che mancavano (e non solo), Caserta giustamente preme sul 4-2-3-1 (o 4-4-2) che ha in mente da quando è arrivato al “Ceravolo”, ma il primo test a Cittadella, con Compagnon e Buso all’esordio da titolari, non viene superato: 0-0 dopo un primo tempo di sofferenza e un gioco per niente convincente per tutta la gara.
Il 4-4-2 viene ribadito con la Cremonese (D’Alessandro dall’inizio la novità), che domina il primo tempo, viene meritatamente riacciuffata nel secondo, però alla fine passa grazie a un gol validato dal Var. A Salerno un 4-2-3-1 più marcato, Koutsoupias per la prima volta dal via (con Scognamillo per Antonini) e nessun tiro in porta: lo 0-0 è da sbadigli. Il 2-2 col Modena è più movimentato, ma non per il ritorno al 3-5-2 con Brighenti in panca e la coppia d’attacco Pittarello-Biasci come varianti sul tema. Cambiare così tanto non ha ancora risolto i problemi. Ora è interessante capire quale Catanzaro vedremo a Bari venerdì prossimo.
Catanzaro, l’assenza d’identità: Caserta ha cambiato formazione otto volte su nove
Anche dai numeri emergono riscontri dell’avvio stagionale con il freno a mano tirato
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