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Catanzaro con un La Mantia in più. Caserta sa di poter contare anche su di lui

Se un attaccante ha sempre fatto gol è difficile che lo dimentichi. Anche se non è al massimo della condizione, la carta d’identità segnala di aver abbondantemente oltrepassato la trentina e, arrivato all’ultimo giorno di mercato in una squadra già ricca di punte, deve aspettare il suo momento per un mese abbondante. L’importante è saperlo cogliere e da questo punto di vista Andrea La Mantia è stato esemplare.
«È stata una grossa ingenuità da parte nostra lasciarlo colpire in area di rigore, uno come lui avrà fatto trenta gol di testa in carriera». Le parole del tecnico del Modena Pierpaolo Bisoli, dopo il 2-2 al “Ceravolo”, valgono come un inchino nei confronti del trentatreenne laziale, che poco prima aveva evitato il blitz degli emiliani salvando il Catanzaro. Con un colpo di testa, ovviamente.
L’allenatore ospite è andato molto vicino alla cifra delle inzuccate letali di Andrea, visto che Transfermarkt gliene intesta 27, un quarto del centinaio segnati fra i professionisti. E uno degli otto tocchi di palla (dati raccolti dalla piattaforma specializzata fbref.com) nei 22 minuti in cui è stato in campo. Di questi otto tocchi, tre sono state conclusioni di cui due fra i pali, perché anche il tiro (sempre di testa) che ha portato all’angolo da cui è nata la rete del 2-2 porta la sua matrice (tra l’altro costringendo il portiere avversario a un grande intervento).
Insomma, nel finale serviva qualcuno che aumentasse l’incisività nel gioco aereo dei giallorossi e La Mantia, in aggiunta a Pittarello che stava facendo a sportellate dall’inizio, si è rivelato essenziale: dei cinque duelli aerei ingaggiati contro difensori come Botteghin e Zaro, altrettanto forti in questo fondamentale, ne ha vinti tre.
Arrivato in giallorosso come quarta punta, non è da escludere che il centravanti possa scalare le gerarchie, visto che finora nessuno degli altri ha mostrato grandi numeri. Una risorsa con l’esperienza e l’evidente voglia di dimostrare ancora di che pasta è fatta, come La Mantia, può tornare molto utile, soprattutto in partite nelle quali diventa decisivo un giocatore che sappia tenere testa – è proprio il caso di dirlo – a una difesa schierata bassa a protezione della propria area. Magari non avrà più l’intensità per svariare su tutto il fronte offensivo di Pittarello (che ha cinque anni e qualche centimetro d’altezza in meno), ma negli ultimi sedici metri sa evidentemente essere un fattore.
Finora nessuno degli attaccanti ha brillato: Biasci e Iemmello hanno segnato una sola volta a testa, nello stesso incontro, Pittarello è fermo a zero e al gol annullato per fallo a Cittadella, Buso, che da seconda punta ci starebbe probabilmente molto bene, è stato impiegato 45 minuti da esterno di centrocampo, poi mai più.
Davanti si fa fatica e che la squadra abbia difficoltà a produrre qualcosa di valido, con costanza, ha sicuramente il suo peso, ma un po’ tutti gli interpreti potevano e dovevano dare di più.
Non esiste che dopo otto giornate, con un attacco come quello giallorosso, il bomber sia Pontisso, mezzala con due reti all’attivo. Il modo in cui è subentrato La Mantia contro il Modena può diventare un esempio e forse suonare come una sveglia: un posto da titolare ora se lo contende anche uno da più di 100 gol fra i professionisti.

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