Il Catanzaro deve ritrovare tutta la vecchia guardia. Se i numeri stanno certificando un discreto ritardo rispetto a un campionato fa, il motivo non è, non può essere, solo il nuovo allenatore che non è riuscito a dare la sua impronta alla squadra o i rinforzi di mercato che devono trovare la propria dimensione (e condizione) rispettando le attese. C’entra anche il rendimento di alcuni senatori, meno brillanti in paragone a un anno fa. Magari perché non hanno ancora assimilato le richieste di Caserta, forse pure un po’ penalizzati dalla necessità di resettare movimenti e consegne, ma non è eresia dire che certe prestazioni individuali siano state al di sotto delle proprie potenzialità. Iemmello, Biasci, Petriccione e Antonini – l’ossatura della passata stagione – stanno evidentemente mancando ai giallorossi. Che ne hanno bisogno come il pane. Prendiamo il capitano, recentemente frenato da un problema muscolare ormai superato. Iemmello ha segnato un gol nelle sei partite giocate. Anche un anno fa, nello stesso periodo, aveva colpito appena una volta, alla quarta giornata, quindi non è una sorpresa che impieghi un po’ per carburare, però quando le cose non funzionano come adesso sarebbe stato normale aspettarsi qualcosa in più da chi – l’ha dimostrato – dà il meglio quando ha su di sé tante responsabilità. Un anno fa, al nono turno, Iemmello firmava la vittoria di Bolzano, a Bari venerdì sera comincerà la nona giornata di questo campionato. Ci si aspetta che il capitano suoni la carica. In genere, in palcoscenici all’altezza della sua classe – e il “San Nicola” lo è – non stecca mai. Niente di memorabile finora nemmeno per il suo “gemello”: Biasci ha timbrato con la Carrarese, un anno fa ne aveva messi a referto due, ma non è questo il punto. È vero che un attaccante del suo genere ha bisogno di essere messo nelle condizioni adatte alle sue caratteristiche (ed è successo raramente), però dopo un’annata da protagonista e un inizio niente male, pure il toscano ha progressivamente diminuito la qualità delle sue prove. Gli altri due sono vecchia guardia in senso lato, visto che vestono il giallorosso da gennaio. Le difficoltà nel gioco del Catanzaro vanno di pari passo con il depaperaumento delle doti in regia di Petriccione, che si muove in zone più basse del campo e ha meno sbocchi cui recapitare il pallone, senza dimenticare che spesso viene scavalcato dai lanci lunghi sulle punte. Per carità, Jacopo non è stato mai disastroso e si è sempre sacrificato, tuttavia non è ancora che lo stesso efficace playmaker ammirato per tutto il girone di ritorno playoff compresi (nella semifinale di ritorno, a Cremona, era stato l’unico a non ammainare bandiera). Quanto ad Antonini, è l’esempio di quanto il mercato possa influire sulla testa di un giocatore: l’avrebbe voluto il Lecce e lui ci sarebbe andato volentieri perché la Serie A ha un richiamo troppo forte (e ci mancherebbe). Il club se l’è giustamente tenuto: troppo poco tempo per sostituirlo, anche per questioni ambientali in una piazza che aveva avuto difficoltà a digerire le cessioni di Vandeputte e Fulignati.Antonini è rimasto, ma pare il cugino più svagato e impreciso di quello preso dal Taranto. La A potrà ritrovarla nella prossima stagione, però deve tornare quello di prima. Il Catanzaro ha bisogno di lui e di tutta la vecchia guardia.