Non è soltanto una coincidenza. In tre degli ultimi quattro campionati, fra Serie C e B, il Bari è stato uno dei più grandi rivali del Catanzaro. Ne ha frustrato gli obiettivi come nello scontro promozione del 2022 al “Ceravolo” (1-2 per gli ospiti), o misurato il grado di maturazione con il 2-2 al “San Nicola” di un anno fa, prima gara dopo il cappotto per 5-0 ricevuto dal Parma. Ne ha testato le ambizioni, com’è successo lo scorso febbraio con la vittoria per 2-0 in Calabria che ha rilanciato i giallorossi ai piani alti della classifica.
Domani i pugliesi saranno per l’ennesima volta il termometro di un momento delicato, con le Aquile obbligate a lasciarsi alle spalle i dubbi e i problemi delle prime otto giornate. Sarà uno scontro molto importante per entrambe, perché pure i padroni di casa si giocano parecchio: si stanno rilanciando, un passo falso li frenerebbe certificando il sorpasso di Iemmello e compagni.
Sarebbe una roba gustosissima, ripensando ai precedenti più recenti. Il Bari non è stato rivale soltanto sul campo. Le strategie delle due società si sono incrociate spesso, i piedi se li sono calpestati più di una volta. Alcuni dei tanti ex di questa sfida ne sono la dimostrazione.
Il play Maita, per esempio, soffiato al Catanzaro quando ne era capitano durante il mercato invernale del 2020 (sulla panchina barese c’era Vivarini, a proposito di ex). O nel caso del nuovo direttore sportivo biancorosso Magalini, passato da quella parte della barricata alla fine della scorsa stagione, non senza (tante) polemiche considerando come l’accordo per restare in giallorosso, con il presidente Noto, fosse raggiunto da mesi e andasse solo depositato. La fiducia sulla parola è un’altra cosa, magari non se la sarebbe rimangiata senza l’inserimento del club di Luigi De Laurentiis. Accanto a Magalini, che qui ha comunque lavorato benissimo, c’è Valerio Di Cesare, uno che ha appena cominciato a fare il dirigente dopo aver terminato una lunga carriera da difensore: Catanzaro è stata fra le sue tappe iniziali, vent’anni fa.
È ora un avversario pure l’esterno Oliveri, ma ha sicuramente più peso e attese da quelle parti il ritorno dell’attuale ds giallorosso Ciro Polito, che a Bari ha vissuto due stagioni trionfali con una promozione in B e la Serie A sfumata all’ultimo minuto dei playoff. Polito in Puglia ha concluso grandi colpi (l’attaccante Cheddira, il portiere Caprile), ma ha resettato tutto (agli occhi dei tifosi) per la tremenda annata passata, salvata soltanto al playout. Rispetto a Magalini, Polito è più giovane, interventista (nello spogliatoio) e vulcanico, non meno preparato sul fronte tecnico. È lui che ha portato alle Aquile Koutsoupias, pagato quattro soldi al Benevento dopo che stava esplodendo al “San Nicola”, in prestito, finché non s’è rotto un legamento. Con trascorsi baresi anche Petriccione e D’Alessandro.
Insomma, in tanti hanno nell’album dei ricordi un po’ di pagine, a tinte giallorosse o biancorosse, da portare alla mente. Al Catanzaro, probabilmente privo di Pittarello, almeno dall’inizio, interessa soprattutto una cosa: ripartire. Tanto meglio se riuscirci vorrebbe dire sgambettare i rivali.
Catanzaro, contro il Bari c’è più gusto. Polito guida la pattuglia di ex
Dall’ingaggio di Maita al dietrofront di Magalini, i due club si sono pestati i piedi non solo in campo. In tre degli ultimi quattro campionati i biancorossi sono stati i grandi rivali
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