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Catanzaro, è una panchina d’oro: a Bari decisivi i cambi

Pompetti e La Mantia determinanti nell’azione del gol, bene D’Alessandro e Coulibaly

Quando si dice una “panchina d’oro”. Caserta lo ha ripetuto più volte: «Ho tanti giocatori che si equivalgono, quindi ho tante soluzioni dalle quali scegliere i titolari e chi subentra, che poi sono quelli che devono garantire il cambio di passo». Era già successo in altre occasioni (col Modena, per esempio), ma l’impatto che la panchina del Catanzaro ha avuto contro il Bari si è rivelato fondamentale. Tutti, dal primo all’ultimo dei quattro che hanno giocato almeno venti minuti (Buso, il quinto, è entrato solo nel recupero), hanno fatto il bello e il cattivo tempo contribuendo in modo sostanziale al pareggio.
I giallorossi avevano giocato bene anche nel primo tempo, e il gol l’ha segnato Iemmello, che era in campo dall’inizio, ma hanno cominciato a mettere le marce più alte non appena usciti dagli spogliatoi, con Pompetti (che ha rilevato Petriccione, già ammonito) e La Mantia (al posto di Biasci). Così Caserta ha ricavato più dinamismo in mezzo al campo, tra l’altro senza rischiare un giallo che l’avrebbe lasciato in dieci, e più fisicità in attacco, garantendo una boa per Iemmello e gli inserimenti delle mezzali. Il centrocampista ha sbagliato poco o nulla, il centravanti le ha prese praticamente tutte. Non è un caso che il gol del pari sia nato sull’asse Pompetti-La Mantia-Iemmello, e che prima e dopo il pari le Aquile siano riuscite a inserirsi più volte nell’area avversaria, con Koutsopias, Pontisso e Coulibaly (nel frattempo entrato per il friulano).
Il senegalese è stato l’altra leva che ha messo a dura prova il dispositivo difensivo del Bari: ha abbinato la qualità all’esuberanza fisica che i pugliesi hanno contenuto con molti affanni. Una decina di minuti prima era entrato D’Alessandro, che ha mostrato perché ha giocato centocinquanta partite in Serie A e più di duecento fra i cadetti. L’esterno, piazzato a sinistra, ha letteralmente infuocato la fascia: ha sempre puntato e saltato l’uomo, costretto al fallo da ammonizione due avversari (e se l’arbitro non fosse stato troppo morbido verso i pugliesi ce ne stava un’altra con conseguente espulsione), costruito la più grossa chance per il raddoppio (non concretizzata dal capitano).
Forse non è ancora nelle condizioni di reggere una gara intera al ritmo tenuto a Bari, ma la sua mezz’ora abbondante è stata di livello assoluto. Ha trentatré anni, D’Alessandro, ma davvero non è sembrato. Lo stesso vale per La Mantia. Questa abbondanza, un anno fa, semplicemente non c’era, tanto che il Catanzaro ha chiuso la stagione col fiato corto e gli uomini contati. Da qui alla fine mancano ancora due terzi del torneo, quindi la strada è lunghissima, però la rosa extralarge che ha fatto discutere i tifosi per le possibili difficoltà di gestione, l’impossibilità di accontentare tutti, la necessità di mandare in tribuna, in ogni gara, sei elementi (ma nessuno dei big), si può rivelare per ciò che è: una risorsa.
Venerdì sera Pittarello era in panchina per onore di firma (causa problemi alla caviglia), Seck non è entrato, Buso deve aspettare il suo momento e Antonini è rimasto seduto a guardare, ma nessuno se n’è accorto. L’abbondanza è un tesoro da sfruttare.

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