Catanzaro, quei reparti agli antipodi. Caserta lavora per migliorare la produzione offensiva in vista di Reggio Emilia
Una difesa come minimo da playoff, un attacco da zona retrocessione. Il Catanzaro è ancora alla ricerca di un bilanciamento complessivo fra la solidità del pacchetto arretrato, ormai certificata da tre gare consecutive con la rete inviolata, e le continue difficoltà del fronte offensivo, che nello stesso periodo ha segnato tre gol, tutti in una sola partita. La rivoluzione cominciata in estate è a metà strada, quindi bisogna attendere il momento in cui sarà completa per scoprire tutte le potenzialità delle Aquile. Intanto, la seconda difesa meno battuta del girone (nove reti al passivo, solo lo Spezia ha fatto meglio con otto) è l’aspetto fondamentale, visto che contribuisce a non perdere le partite (solo le prime tre della classe hanno perso meno). Mai darlo per scontato. Rispetto allo scorso campionato è uno stravolgimento evidente anche durante gli allenamenti: la fase difensiva non veniva mai curata da Vivarini. Non è una questione di giusto e sbagliato, ma di modi di lavorare, quello di Caserta è diverso e, considerando come le cose stanno funzionando lì dietro, non gli si può dire nulla. Prendiamo i dati Opta riportati dalla piattaforma fbref.com: i giallorossi sono la seconda squadra con meno tiri concessi nello specchio (39), uno in meno anche dello Spezia. Tra l’altro, guardando le previsioni di gol concessi dopo un tiro, non è che le Aquile siano in over performance: 9,3 reti dovevano prendere e nove ne hanno prese, terza miglior prestazione della categoria dopo il solito Spezia e il Palermo. Qualcuno potrebbe obiettare che se uno pensa solo a difendersi allora diventa tutto più facile, ma non è il caso del Catanzaro, che una gara quasi completamente rinunciataria l’ha disputata solo a Salerno, una su dodici. L’efficacia del sistema difensivo è tuttavia controbilanciata dalla sterilità di quello offensivo. Undici gol all’attivo in dodici gare fanno dell’attacco giallorosso il quint’ultimo del campionato, migliore (ma in questo caso bisognerebbe dire meno peggio) di Frosinone, Cittadella, Mantova e Cosenza, uguale a quello della Reggiana prossimo avversario e della Carrarese. Sei di questi undici sono stati realizzati in appena due incontri (Carrarese e Sudtirol), quindi è chiaro che qualcosa non va. Eppure Caserta può contare su bomber come Iemmello e Biasci, 28 centri in due nella passata stagione, cinque (ma quattro solo del capitano) in quella attuale, il centenario (per reti fra i Pro) La Mantia (una volta a bersaglio), Pittarello e Buso, entrambi ancora a secco (e il secondo utilizzato solo per 45’). Se il secondo miglior realizzatore della squadra è Pontisso, una mezzala già a quota tre, non è necessariamente un problema, semmai vuol dire che vengono sfruttate a dovere le sue doti inserimento. È un problema il fatto che le punte segnino poco e la squadra tiri col contagocce: per gol attesi (expected gol) il Catanzaro sarebbe fanalino di coda (appena 8,2), per tiri (127) terzultimo, un po’ meglio per tiri nello specchio avversario (44, quintultimo). Non sempre Iemmello può tirare dal cilindro magie come quella al Sudtirol o trasformare in un destro micidiale la sponda di La Mantia a Bari. Però il periodo in cui la squadra faticava a creare è superato, deve migliorare nella fase di rifinitura. È da qui che passa il completamento della rivoluzione.